Case popolari a Matera: “Tutta la zona è sottoposta a vincolo, ma qui non vale”. La denuncia

Per il gruppo politico “Matera Civica”, come si evince in un comunicato stampa:

“Basta consultare la Carta dei beni paesaggistici di Matera.

Tutta la zona che si trova oltre via Lucana, a ridosso dei rioni Sassi, fino al quartiere Lanera, è tutelata dalla Soprintendenza ai beni monumentali.

Una linea rossa ne delimita i confini e, fino a prova contraria, essendo una zona sottoposta a vincolo di interesse culturale, come da Decreto legge numero 42 del 2004, bisogna disporre dell’autorizzazione paesaggistica, un parere che esprime esclusivamente l’ente preposto alla tutela, che è la Soprintendenza.

E’ un passeggio fondamentale.

Uno svincolo di legge preliminare a ogni valutazione nel merito che, guarda caso, si intende superare per Giustino Fortunato – ammesso che questa autorizzazione paesaggistica sussista per questo intervento -, ma non per altri quartieri legati alle leggi di risanamento degli antichi rioni Sassi.

Figli e figliastri, dunque, o solo un semplice presupposto?

È il caso di ripeterlo.

Senza scomodare nessuna ideologia o divinità, un brano urbano, non meno di una moschea o di un convento, può aiutarci a capire chi siamo davvero.

Per comprendere come è maturata una volontà tradotta nello spazio, un progetto di emancipazione dalla subalternità millenaria imposta alla comunità materana, bisognerebbe non dimenticare lo spirito della legge 619 del 1952.

Un criterio che dovrà continuare a essere omogeneo per tutti gli episodi della città pubblica, i quartieri che sono nati con quella legge legata alla vicenda dello spopolamento degli antichi rioni Sassi.

E invece, si è discusso, facendo ricorso alla forza dei numeri che si muove solo per partito preso.

Si è parlato di mini alloggi di emergenza.

Si vorrebbero realizzarli sulla scuola da abbattere e ricostruire tramite l’Ater in via Giustino Fortunato.

Ma c’è chi in Consiglio comunale ha fatto notare da subito l’incongruenza di una simile iniziativa e, nelle scorse ore, scaduti i termini, la Regione ha inoltre chiaramente revocato il via libera a quel progetto.

Senza denari non si cantano messe.

Del resto, basterebbe una passeggiata sul posto.

Anche ai meno attrezzati, apparirà del tutto evidente che non possono essere alterati i rapporti dimensionali e d’inserimento ambientale con una edificazione estranea alla grande stagione italiana, dell’Ina-Casa.

Un volto dell’Italia, forse l’ultimo, riconoscibile in ogni città e paese, anche da chi dall’estero considera quel lascito esemplare a livello di città solidale su scala europea.

Senza contare che in quegli stessi ambienti descritti come un rudere, ma non è vero, i servizi sociali affidano alle volontarie Vincenziane i bambini materani più fragili.

Un servizio svolto senza spesa per l’ente locale e animato solo da una grande generosità.

Demolire e costruire, di contro, significa sbancare il versante, abbattendo i bellissimi muri in pietra presenti nella zona, e realizzare un nuovo “palazzone” assolutamente fuori posto, oltre al notevole carico urbanistico che comporterebbe a ridosso della collina.

Perché – è la domanda che circola in città – abbattere quell’edificio che non è un rudere e non continuare a utilizzare gli spazi solo per servizi di quartiere?

Senza entrare nel merito del progetto, come mai, un ente pubblico, l’Ater, si propone la costruzione di alloggi mettendo in discussione il servizio civile e solidale che in quell’immobile svolge un altro ente pubblico, il Comune?

È corretto sottrarre standard urbanistici – cioè, suolo destinato a servizi collettivi – con la motivazione di soddisfare altri fabbisogni non previsti dagli strumenti urbanistici vigenti?

Se lo sono chiesto soprattutto i residenti firmatari di una petizione promossa dal Comitato di quartiere legalmente riconosciuto.

Sono gli stessi cittadini che hanno inutilmente chiesto se effettivamente esistesse o meno uno studio puntuale sulla tenuta idrogeologica del versante.

Non sono forse già stati eseguiti dall’ente locale interventi di consolidamento dei terrazzamenti che si affacciano su via Lucana?

La collina di Giustino Fortunato andrebbe piuttosto curata, liberata dal suo ultradecennale stato di abbandono e, inoltre, non si dica che non costituisce una questione aperta la qualità degli spazi angusti destinati alla viabilità che già rendono problematica la mobilità e la convivenza dei residenti.

Si parla d’intervenire secondo quanto stabilisce il Regolamento urbanistico. Quale?

Va sicuramente stigmatizzato l’ennesimo ricorso a una variante al Piano regolatore vigente quando il Regolamento da poco licenziato da questa maggioranza pasticciona e contraddittoria viene già messo in discussione.

E comunque, esistono i suoli per andare oltre la logica di un’iniziativa che stride con la migliore storia urbanistica della città?

Oppure, si conceda la provocazione, è il caso di far notare come certi sforzi avrebbero potuto essere impiegati meglio per lavori di ristrutturazione degli alloggi di proprietà Ater”.