Il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, in un’intervista al Fatto Quotidiano, auspica una modifica delle regole sul Green pass, anche sulla base della situazione attuale della pandemia di Covid-19.
Queste le sue parole:
“Era atteso il calo a fine gennaio, aspetterei qualche settimana e rimodulerei il Green pass in coincidenza con la fine dello stato d’emergenza il 31 marzo.
Non dico di farlo scomparire.
Come si deciderà più avanti.
Bisogna rimodularlo e allungarlo per chi ha fatto la terza dose e per i guariti, ma su base scientifica.
Quando, ce lo dirà il virus.
Rimodulerei anche, salvo che emerga una variante più cattiva, i richiami in funzione delle fasce d’età con più rischi, ma solo quando nelle terapie intensive saremo a un livello molto più basso di pazienti Covid.
Spero in primavera.
Prima ridurrei l’isolamento per i positivi asintomatici. Ottimo sperimentare l’autotest per i tra i vaccinati come fa l’Emilia-Romagna
Sul ‘rendere difficile la vita ai non vaccinati’ mi riferivo no vax, ai complottisti a quelli dei microchip e delle vignette sui lager, non a chi non si vaccina perché ha dei dubbi o ha paura e magari aspetta ascoltando questi santoni, si prende il virus e rischia di morire.
Su i casi di pazienti respinti dagli ospedali perché privi di certificazione, si tratta diveccessi inaccettabili, come per la donna incinta che non aveva il tampone, non è entrata in ospedale e ha perso il bambino.
L’alleggerimento del green pass sarà necessario anche per evitare che la burocrazia soffochi l’esigenza clinica.
Ad esempio, colui che ha avuto il virus, ha fatto due dosi e si è ripreso il virus, dovrà essere svincolato dalla tempistica dei richiami, dobbiamo andare verso una vaccinazione personalizzata in base alle indicazioni scientifiche.
Dovremo poter dire a chi ha un elevato titolo anticorpale che è già immune e lo rivedremo tra sei mesi.
È necessaria una maggiore chiarezza sui dati della mortalità.
Da noi il conteggio avviene in base alla scheda Istat in cui anche il Covid viene inserito, bisognerebbe chiarire se è primum movens o concausa di morte.
A ogni modo, da noi come in altri Paesi, c’è un eccesso di mortalità superiore ai dati ufficiali Covid, specie durante la prima e la seconda ondata.
Abbiamo un 17% di morti fuori dagli ospedali, probabilmente molti nelle Rsa sopra i 90 anni o negli hospice con patologie neoplastiche non più guaribili: non sempre il Covid ha determinato l’evento.
Servono dati completi anche per non prestare il fianco alle teorie complottiste“.