Qualcuno conosce la ragione e sa spiegare perché nel tennis il sistema di conto del punteggio cambia continuamente?
Il giocatore in campo, in attesa dell’inizio del match, si interroga sulla profonda insensatezza di uno sport in cui vige il ferreo dominio della geometria con le sue linee nitide e tagliate.
Il nostro numero due sa bene che potrà attraversare il fondo del campo da una linea all’altra, respingendo con crescente affanno gli attacchi, ma se l’avversario è il numero uno, le sue risposte gli finiranno sempre addosso e alla fine la palla cadrà in un angolo per lui irraggiungibile.
In “Roger” Emilio Solfrizzi racconta lo sport dal punto di vista dei vinti.
La vertiginosa piece di Umberto Marino è andata in scena ieri sera, all’Auditorium Gervasio di Matera, su iniziativa della Fondazione Matera Basilicata 2019 nell’ambito del progetto Sport tales, il programma di narrazione e divulgazione della cultura sportiva di Matera 2019, capitale europea della cultura.
E’ il secondo appuntamento teatrale, dopo “Maratona di New York”, che ha visto alla ribalta, nella prima messa in scena al femminile del rappresentatissimo dramma, Fiona May e Luisa Cattaneo.
Come già nella Maratona anche in Roger lo sport diventa una metafora della vita (e della morte) e un’occasione per riflettersi e confrontarsi sui temi più profondi.
E’ stato il popolare attore barese a indossare gli scomodi panni dell’avversario immaginario di Federer in un match che lo vede condannato all’inevitabile sconfitta contro il più forte tennista del mondo. Con l’umiliazione di giochi perduti a zero senza neanche toccare una palla: il game perfetto, per l’avversario.
Ha scritto Franco Cordelli:
“Emilio Solfrizzi di questa geometria, di questa nitidezza, non vuole farsi ragione. Butta tutto all’aria, scende in campo allo sbaraglio, naturalmente sa, anche lui, che perderà, ma è pronto, il dio, a sfidarlo. Con quali armi se non quelle dell’umorismo, dell’ironia, dell’addio a ogni calcolo di opportunità?
Nell’esibizione di Solfrizzi, il numero 2, che è lì ad attendere il dio che non verrà, che non lo degnerà neppure della discesa in campo e del confronto, nella sua esibizione c’è il cuore gettato oltre l’ostacolo. Oltre alla voce e alla perfida e sottile ingiuria, ci sono anche il corpo e il sudore, c’è addirittura lo sperpero, il consumo di sé”.
Nella trance “agonistica”, a un certo punto, Solfrizzi indossa i panni di qualche altro numero uno, ben diverso dall’impeccabile eleganza e charme di Federer.
Un Mc Enroe o un Agassi: si arrabbia con gli spettatori che gli tolgono concentrazione tempestandolo con i flash di telefonini. Alla fine se ne scuserà, nei saluti finali, pur rivendicandone le giuste ragioni.
E il pubblico si alza per la terza standing ovation che applaude l’indiscusso vincitore della serata.
Commenta Paolo Verri, direttore generale della Fondazione Matera Basilicata 2019:
“E’ stato uno spettacolo molto gradevole che ancora una volta ha messo al centro l’utopia e la distopia della cultura sportiva, il desiderio di vincita e la reale sconfitta.
Il lungo applauso del pubblico ha confermato ancora una volta la bontà della scelta di questo spettacolo. Resta un pizzico di amarezza per la polemica all’ingresso dell’auditorium di un piccolo gruppo di ritardatari. Ma le regole vanno rispettate se vogliamo essere davvero una capitale europea della cultura.
Come previsto dal regolamento la prenotazione ha valore fino a 15 minuti prima dell’inizio dello spettacolo.
Dopodichè si apre la lista di attesa per far accedere in ordine di arrivo coloro che hanno avuto la pazienza di aspettare.
Se qualcuno arriva in ritardo non può addebitare responsabilità alla Fondazione, significherebbe mancare di rispetto nei confronti dei tantissimi cittadini che hanno avuto la premura di arrivare in tempo”.