È un autentico scrigno di tesori che sino al 19 agosto attende il pubblico italiano e internazionale a Palazzo Lanfranchi di Matera Capitale Europea della Cultura.
A proporre una narrazione, densissima e meravigliosa, di un secolo di grande arte.
La grande mostra Il Rinascimento visto da Sud. Matera, l’Italia meridionale e il Mediterraneo tra ‘400 e ‘500, esposizione cardine del programma culturale di Matera Capitale Europea della Cultura 2019, offre otto ricche sezioni e ben 215 opere: dipinti innanzitutto, ma anche sculture, incunaboli, cinquecentine, manoscritti, codici miniati, tessuti, bronzi, ceramiche, astrolabi e oreficerie.
È quanto si legge in un comunicato stampa dei promotori dell’iniziativa.
Pezzi unici, concessi dai maggiori musei e dalle grandi istituzioni culturali di tutto il Mezzogiorno, delle Isole ma anche dal resto del Paese e dai grandi musei di Spagna, Francia, Germania e Portogallo.
Capolavori celeberrimi accanto a opere di incredibile bellezza e fascino, molte mai uscite dalle istituzioni di appartenenza e, una parte di esse (più di una trentina), interessata da una apposita campagna di interventi conservativi che hanno restituito loro perfetta leggibilità.
Opere, talune mai prima esposte, altre – come alcuni grandi polittici – riavvicinate o ricomposte per l’occasione.
Tutte riunite a documentare l’originalità della declinazione meridionale del Rinascimento.
Un nuovo rivoluzionario linguaggio proveniente dalle Fiandre qui infatti si è intessuto con influenze molteplici arrivate sia da Oriente che da Occidente, attraverso le rotte dei commerci marittimi che solcavano il Mediterraneo. Creando così un Rinascimento diverso, per molti versi più ricco e certamente originale: il “Rinascimento visto da Sud”.
La mostra, co-prodotta da Polo museale della Basilicata e Fondazione Matera Basilicata 2019, è curata da Marta Ragozzino, Pierluigi Leone de Castris, Matteo Ceriana e Dora Catalano.
Marta Ragozzino, direttrice del Polo Museale della Basilicata, non nasconde la soddisfazione di poter offrire al pubblico una esposizione come non si è mai vista, ricca di suggestioni e di veri capolavori.
A cominciare dalle opere di tre maestri assoluti: Antonello da Messina, Donatello e Raffaello.
Sottolinea la direttrice Ragozzino:
«che siamo riusciti a ottenere per effetto della straordinaria condivisione dei direttori del Museo Civico di Como, del Museo Archeologico Nazionale di Napoli e delle Gallerie degli Uffizi di Firenze. Grazie a queste collaborazioni istituzionali sono in mostra la Annunciata di Antonello, la meravigliosa Testa di cavallo di Donatello e il disegno preparatorio della Madonna del pesce di Raffaello.
Saranno accanto ad opere non meno rilevanti provenienti dall’intero Mezzogiorno, tra le quali spiccano quelle importantissime concesse dal direttore del Museo di Capodimonte».
Tra le tante i curatori segnalano anche la raffinata Madonna del Maestro di Ladislao di Durazzo, proveniente dal Museo del Santuario di Montevergine, nell’Avellinese, le opere di Colantonio, la Madonna con Bambino del Maestro dei Santi Severino e Sossio o la elegantissima Madonna con Bambino di Francesco Laurana, concessa da Palazzolo Acreide, in Sicilia.
E ancora la statua di medesimo soggetto di Domenico Gagini, dal Museo Civico di Castel Nuovo a Napoli, così come il San Felice in cattedra di Lorenzo Lotto dalla Chiesa di San Domenico a Giovinazzo e le opere di Andrea Sabatini da Salerno, il “Raffaello del Sud”. Grande pittura ma anche documenti preziosissimi, valga l’esempio del Codice di Santa Marta, manoscritto proveniente dall’Archivio di Stato di Napoli, e il Libro d’Ore di Alfonso d’Aragona della Biblioteca Nazionale di Napoli.
E tante altre ancora: un elenco delle meraviglie in mostra sarebbe troppo lungo.
Non possiamo tuttavia non citare gli esempi dei grandi maestri veneti presenti nel territorio. Dalla Santa Eufemia di Mantegna alle pale, tavole e tele di Giovanni Bellini, Bartolomeo e Alvise Vivarini, Paris Bordon, Francesco Vecellio, Pordenone, tra i tanti.
O dei maestri provenienti dall’Italia centrale, quali il Pinturicchio, Antoniazzo Romano o Pietro di Domenico da Montepulciano.
Ma anche dai paesi nordici come il fiammingo Jan van Eyck o dalla Spagna come Jacomart o Guillermo Sagrera. A giungere invece da Lisbona è la Madonna con Bambino e San Giovannino di Cesare da Sesto, opera oggi tra le più ammirate del Museu Nacional de Arte Antigua e che torna a casa, almeno per lo spazio della mostra.
Notevolissima la presenza di opere di Polidoro da Caravaggio, con l’Andata al Calvario dai Musei Vaticani, le tavole della Pala della Pescheria dal Museo di Capodimonte e il maestoso Sant’Alberto della Galleria Sabauda di Torino.
Ma non meno importanti sono le meravigliose pergamene raffiguranti la Cosmographia di Tolomeo, grande codice dalla Nazionale di Napoli e il Portolano genovese della Nazionale di Firenze, ad indicare quelle rotte che univano il Mediterraneo e le terre da esso lambite e che avevano nel nostro Mezzogiorno il loro attivissimo fulcro.
Ai tesori così eccezionalmente riuniti si unisce la spettacolarità dell’allestimento, in una sede, Palazzo Lanfranchi, che di per se stessa merita un viaggio.
Con Matera Capitale tutto intorno.