Gli Stati Generali delle Donne Nazionali e della Basilicata, con l’Alleanza delle Donne, vista l’emergenza in atto in Afghanistan e nell’ambito delle azioni proposte dal progetto Città delle Donne, ritengono necessario mobilitarsi con urgenza, pertanto, propongono l’iniziativa “Caschi Rosa” e fanno appello a tutte le istituzioni italiane e della Basilicata con due obiettivi:
- far giungere la richiesta di protezione attiva all’Onu, in Afghanistan, con l’operazione “Caschi Rosa”;
- infatti, è urgente e necessario attivare in Italia un sistema di concreta accoglienza per le giovani donne, per le bambine e i bambini provenienti dall’Afghanistan, sistema che “in collaborazione con Enti e Istituzioni preposte all’attivazione di corridoi umanitari, permetta loro di concludere percorsi di formazione e istruzione presso le nostre scuole, Università, Centri di Formazione.
A chiedere un intervento “rapido e unitario” è Isa Maggi, presidente nazionale dell’associazione “Stati Generali delle donne”, a cui si unisce Maria Anna Fanelli Referente Regionale Stati Generali delle Donne della Basilicata:
“‘Città delle Donne’ è il nome di un preciso progetto degli Stati Generali – progetto che costituisce – una piattaforma politica di ampio respiro che prelude alla Carta di Dubai che SDG presenterà al prossimo Expò, cui tutti i Sindaci e Sindache possono aderire e si auspica che lo facciano in massa.
Senz’altro saranno già molti i Sindaci e Sindache che hanno volontariamente avanzato proposte di accoglienza a donne e bambini.
Il Protocollo d’azione suggerito e presentato in emergenza è il seguente:
- accogliere giovani donne cui garantire vitto e alloggio adeguato.
Andrà specificato il numero di donne e le condizioni di accoglienza (appartamenti, alloggi universitari, altre forme..) anche nel caso di giovani donne con figli;
- possibilità di proseguire o avviare gli studi (anche universitari) nella città ospitante specificando per ogni donna/adolescente/bambino/a, in base all’età, la proposta d’inserimento scolastico con la scuola e/o l’ateneo e -previo accordo con l’ateneo se nella medesima città- gli istituti scolastici anche attraverso un accordo generale con gli Uffici scolastici o con i singoli presidi;
- favorire la possibilità di successivo inserimento lavorativo.
Andrà indicato per ogni donna in età lavorativa il tipo di occupazione e le condizioni contrattuali (mansioni, attività tempi, retribuzioni/contributo oltre a vitto e alloggio) concordate con il datore di lavoro;
- offrire supporto psicologico e linguistico.
Andranno indicate le strutture sociali e sanitarie di supporto, e verranno fornite relazioni su stato e condizioni delle persone e del loro inserimento sociale ai Sindaci ed eventualmente ai Prefetti;
- infine ai Prefetti viene chiesto di vigilare e controllare la corretta applicazione ed esecuzione del programma umanitario di sostegno alle donne afghane.
Tutto questo costituisce: un primo segnale di concreta accoglienza, un progetto rivolto alle donne con programmi specifici per creare spazi dedicati a facilitare la formazione, l’apprendimento delle lingue, il supporto psicologico, la crescita, l’integrazione e tutti quei requisiti necessari per consentire l’emancipazione delle donne afghane consentendo loro di guardare al ‘futuro senza veli’, consapevoli della loro indipendenza e della forza della loro voce.
Un simbolo tangibile di ciò che le donne possono fare per le donne, a partire da quelle che dall’Afghanistan accoglieremo in Italia per un doveroso e sentito sostegno umanitario“.