Nei giorni scorsi la società del circuito dei pagamenti ha inviato ai suoi aderenti, banche e altri intermediari, il nuovo prezzario.
Come dichiarato da skytg24, per l’entrata in vigore bisognerà comunque aspettare ancora poco più di 6 mesi, quando si arriverà all’1 luglio 2025.
Ma in che cosa consiste la revisione?
Il nuovo listino sarà applicato dal 1° luglio 2025, a valle dell’ingresso nel capitale di Bancomat del fondo Fsi che è diventato il primo socio del circuito con il 44%, davanti a Intesa Sanpaolo e Unicredit.
L’arrivo di Fsi ha fatto sì che Bancomat, da mera società di servizio per le banche azioniste, si trasformasse in un’impresa a tutti gli effetti, con un aumento degli investimenti sull’innovazione e per l’espansione all’estero.
L’annuncio dell’ingresso di Fsi era arrivato a giugno 2024 in una nota:
“BANCOMAT e FSI annunciano il completamento dell’investimento di FSI nel capitale di BANCOMAT e la nomina del nuovo Amministratore Delegato e del nuovo Consiglio di Amministrazione.
A seguito dell’investimento, FSI rappresenta il primo azionista della Società con una partecipazione nel capitale del 42,9% e, unitamente alle banche sottoscrittrici del patto parasociale (Intesa Sanpaolo, Iccrea Banca, Banco BPM e BPER), del 74,7%.
Il progetto rappresenta un’iniziativa italiana che, partendo dall’ampio riconoscimento di BANCOMAT tra esercenti, consumatori e banche, intende ampliare il perimetro d’azione del circuito, assicurandone una maggiore capacità d’innovazione e di accelerazione sui tempi di adozione delle nuove soluzioni digitali, al pari dei circuiti di pagamento presenti nei principali paesi europei.
Il progetto punta quindi a valorizzare una infrastruttura nazionale centrale per il mercato dei pagamenti digitali, e produrre diversi benefici, tra cui:
- l’utilizzo di un circuito di pagamento efficiente (sicuro e domestico) con contenuto tecnologico in linea con i migliori standard;
- il contenimento dei costi della monetica digitale;
- la possibilità di rappresentare una soluzione di qualità e complementare agli operatori internazionali”.
La revisione, la prima da oltre due anni, comporta un prevedibile aumento delle tariffe del circuito Bancomat che, comunque, ai commercianti continuerà a costare meno rispetto ai circuiti internazionali delle carte di credito, Visa e Mastercard.
Il nuovo listino, nello specifico, segue il lancio del nuovo marchio unico Bancomat.
Prevista la differenziazione delle commissioni in base al valore del bene acquistato.
Vale a dire che saranno più basse per un caffè, per esempio, e più alte per una borsetta griffata.
Il prezzario terrà conto poi dei nuovi servizi più moderni che la società ha varato – fra cui gli anche gli accordi con Apple Pay e Amazon – e che varerà nei prossimi mesi.
Nel complesso, l’aggiornamento del prezzario potrebbe comportare un rialzo delle tariffe.
Le commissioni del circuito di debito incidono per lo 0,2-0,3% sul costo della transazione per l’esercente (che si attesta mediamente allo 0,7% contro l’1,2% delle carte di credito).
Ma possono avere un impatto significativo sugli acquirer, cioè le banche e gli intermediari di pagamento che collegano un negoziante al circuito e che gli consentono di accettare pagamenti con i Pos.
Sarà quindi da capire, come sottolinea Il Corriere della Sera, se la filiera industriale dei pagamenti trasferirà gli aumenti di Bancomat sugli esercenti o se invece deciderà di assorbirli, sacrificando i propri margini per mantenere inalterata la commissione finale.
A livello generale, Bancomat gestisce 29,1 milioni di carte e ha chiuso il 2023 con 52,5 milioni di ricavi.
Sul suo circuito passano ogni anno oltre 390 milioni di pagamenti e 66 milioni di prelievi.
Il fatturato 2023 è cresciuto dell’8,3% rispetto aI 2022.
Le carte di debito sono la tipologia più diffusa in Italia e, con un transato pari a 250 miliardi di euro l’anno, rappresentano circa il 58% dello speso con carta.
Nel 2023, secondo il report di Bancomat, c’è stata una “crescita delle operazioni PagoBANCOMAT, che sono aumentate del +9,2% rispetto all’anno precedente.
Guardando ai pagamenti in-store, il contactless si conferma come caso d’uso preferito e fa registrare una incidenza del 73,1% sul totale delle operazioni PagoBANCOMAT, arrivando a 1,8 miliardi di operazioni.
In diminuzione i prelievi BANCOMAT da ATM che, con una variazione del -5% rispetto al 2022, fanno registrare 476 milioni di operazioni per un corrispettivo in euro superiore ai 105 miliardi ed un ticket medio pari a euro 222″.