Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa di Cgil Basilicata–Uil Basilicata- Filcams Cgil – UilTucs:
“Nonostante le nostre reiterate note in merito alla ripresa dell’attività di screening e ai conseguenti impegni assunti dalla Regione, a oggi registriamo la perdurante sospensione di fatto delle attività di screening oncologico.
Non sono state, infatti, ancora emanate le direttive per attivare i presidi sanitari territoriali dei comuni, 49 in tutto, affinché si potesse far ripartire questa importante attività di prevenzione.
In un momento in cui l’emergenza pandemica richiede il massimo dell’attenzione e dell’impegno delle istituzioni nel garantire un sistema di prevenzione che funzioni, si abbandona al suo destino l’attività di prevenzione fondamentale per la tutela della salute dei lucani.
È sconcertante verificare che, invece di affrettarsi nel recuperare il crollo degli screening avvenuto durante la pandemia, ci si impantani in un immobilismo burocratico che nega l’esigibilità del diritto alla salute.
I numeri parlano chiaro: in Basilicata, 5.000 donne in provincia di Potenza e 10.000 in provincia di Matera attendono ancora lo screening oncologico.
Numeri preoccupanti, che in questo delicato momento per la sanità rischiano di diventare allarmanti.
Se il fermo delle attività di screening dovesse prolungarsi, in nefasta sinergia con le difficoltà del sistema sanitario regionale di questi mesi e in piena seconda ondata Covid, corriamo il rischio concreto di vanificare gli oltre 20 anni di politiche della prevenzione, fiore all’occhiello della nostra regione.
Gli investimenti effettuati negli anni, i risultati ottenuti devono rappresentare la base dall’azione di prevenzione oncologica di questa regione.
Una situazione inaccettabile, dovuta all’immobilismo del sistema e a una eccessiva gestione burocratica delle aziende sanitarie regionali.
Chiediamo alla Regione di intervenire al più presto per salvaguardare il diritto alla salute di tutti i lucani.
Quel che è certo è che la prevenzione oncologica deve restare un asset fondamentale del Servizio sanitario regionale anche in periodo di crisi”.