Le disponibilità di acqua nelle principali dighe lucane, ad oggi, è di circa 200 milioni di metri cubi in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno 2023.
Tali risultanze sono particolarmente allarmanti soprattutto per il settore agricolo e per gli effetti negativi che si potrebbero ripercuotere sugli areali asserviti.
Comincia così il documento messo nero su bianco dalle Cia di Potenza e Matera.
La situazione preoccupa molto gli agricoltori, anche in ragione del fatto che i livelli d’invasamento registrati sono i peggiori degli ultimi 15 anni: bisogna ritornare al 2008 per registrare livelli al di sotto di quelli presenti oggi.
In termini assoluti, oltre alla netta contrazione delle disponibilità rispetto allo stesso periodo del 2023, i livelli invasati nelle principali dighe lucane si attestano ora a 288 milioni di mc, circa 56 milioni di mc in meno nel raffronto con giugno del 2020, anno nel quale i volumi di risorsa invasata si attestarono a circa 334 milioni di mc e 3 milioni di mc in più nel rapporto con l’anno 2008, anno nel quale furono invasati solo 285 milioni di mc.
Cia Basilicata cita il 2008 e il 2020 in quanto vengono ricordati come i due anni nei quali è stato rilevato un bassissimo indice di piovosità e, di rimando, ridotti livelli di accumulo della risorsa idrica nelle principali dighe lucane.
In ragione del quadro rappresentato, considerate le temperature in atto e le previsioni che tendono a confermare ulteriori settimane con modestissimi indici di piovosità, è necessario per Cia assumere ogni utile soluzione volta a favorire un uso razionale e mirato dell’acqua.
Si legge nel documento:
“Tutti siamo chiamati ad agire con consapevolezza e responsabilità, a partire dall’uso potabile e contestualmente agli usi irrigui in agricoltura, senza dimenticare in questi periodi gli altri usi, a partire da quello turistico.
In merito al comparto agricolo, è indispensabile, oltre che doveroso, adottare tempestivamente un piano di utilizzo che tenga conto delle disponibilità effettive, prevedendo eventuali correttivi e interventi compensativi che salvaguardino le colture in atto e fornisca precise indicazioni in relazione alle seconde e nuove colture.
Bene ha fatto il Consorzio di Bonifica ad allertare tutte le autorità preposte affinché vengano confermati i quantitativi di acqua richiesti e concordati al tavolo interistituzionale per il governo della risorsa idrica, in modo da non creare disagi ai piani coltura in corso, a partire da quelli destinati agli areali del nord della Basilicata”.
Come Cia:
“chiediamo inoltre che si autorizzi il Consorzio ad effettuare tutte le manovre e le operazioni di spostamento/scarico di volumi di risorse attivabili fra gli schemi lucani, in modo da poter compensare esigenze e disponibilità con manovre di integrazioni fra areali del territorio lucano.
Questo permetterebbe di affrontare e risolvere alcune situazioni emergenziali, in particolare negli areali asserviti dalla diga di S. Giugliano che oggi presentano situazioni di evidenti difficoltà, intervenire per risolvere alcune evidenti criticità negli areali della Valle dell’agri e l’area del Vulture lavellese”.
In ragione di quanto esposto, come Cia di Potenza e Matera:
“chiediamo che venga istituito il tavolo di crisi per la gestione della risorsa idrica, a cui far partecipare anche le Organizzazioni Professionali agricole maggiormente rappresentative”.
Dalla Confederazione resta la:
“piena disponibilità a collaborare fornendo tutto il nostro contributo per gestire al meglio questa complessa fase, che richiede appropriate ed equilibrate soluzioni in materia di utilizzo e uso della risorsa acqua, bene sempre più prezioso e vitale per cittadini e imprese”.
In ogni caso:
“non possiamo sottrarci nel rimarcare ancora una volta l’importanza di procedere con grande solerzia al completamento o all’avvio dei lavori che riguardano gran parte delle strutture e delle reti presenti nella nostra Regione -prosegue il documento-.
Urge farlo anche in ragione dei finanziamenti previsti a livello nazionale ed europeo di quelle disponibili e di quelle che bisogna ulteriormente intercettare”.
Visto quanto emerge anche con una certa ciclicità, secondo Cia Basilicata:
“bisogna adoperarsi senza riserve sul versante delle opere funzionali all’accumulo e alla distribuzione della risorsa idrica con grande impegno da parte di tutti, a partire dalle istituzioni regionali, per elevare la qualità dei servizi nella filiera dell’oro blu e per il futuro di gran parte della nostra economia.
Abbiamo bisogno in primis, visti anche gli effetti dei cambiamenti climatici, di poter contare su invasi e strutture connesse, oltre alle reti che devono funzionare a pieno regime.
Purtroppo ad oggi non è cosi, sia sugli invasi principali come Montecotugno, Pertussillo, Camastra e San Giuliano ma anche su quelli minori, come il Basentello o Gannano, siamo in attesa dell’entrata a regime di quella di Marsiconuovo.
Tutto è funzionante a regime ridotto o con prescrizioni anche di natura strutturale”.
Storia a parte la Diga del Rendina, per la quale:
“non si hanno notizie circa lo stadio della progettazione e i relativi lavori per la sua messa a regime.
Ad oggi le informazioni che circolano parlano di un fabbisogno finanziario per procedere a un organico e completo intervento di oltre 120 milioni a fronte di una disponibilità di soli 43.
Considerata la strategicità e l’importanza di tale opera per l’area nord della Basilicata, bisogna fare ogni sforzo per candidarla nei programmi in essere del PNIISSI.
Quest’opera risulta prioritaria e non più procrastinabile, in quanto tali areali vengono serviti tramite risorsa rilasciata dalla Puglia, tramite appropriate e formali intese assunte al tavolo interistituzionale per il governo della risorsa idrica al quale partecipano l’AdB dell’appennino meridionale, Acqua Sud SPA, Regioni Puglia e Basilicata e CdB”.
Adesso, conclude il documento di Cia Basilicata:
“attendiamo che una delle principali azioni del nuovo esecutivo regionali riguardi proprio le strutture, le opere e la governance della risorsa idrica, quale fattore sempre più centrale nello scacchiere economico e sociale dei nostri territori”.