“Fare della Basilicata, regione in via di spopolamento come certifica l’Istat nel suo ultimo report, un modello di accoglienza, inclusione e crescita.
E mai momento storico come quello che stiamo vivendo, caratterizzato da un esodo massiccio proveniente dall’Ucraina e con le risorse del Pnrr sul tavolo, potrebbe essere più adatto.
L’amministrazione regionale però, invece di perdersi in sceneggiate indegne per i nostri cittadini e decisamente fuori dal mondo in un contesto globale di grave crisi geopolitica ma anche economica nonché sanitaria ( il Covid non è ancora finito), dovrebbe assumere un ruolo centrale, di guida e coordinamento tra i Comuni, per mettere in pratica un sistema di ospitalità diffusa ed integrazione anche attraverso un Censimento delle abitazioni sfitte e disabitate perché se è vero che le famiglie di rifugiati in arrivo in Italia dalle terre della guerra sono a migliaia, è altrettanto reale il grado di desertificazione dei nostri piccoli paesi”.
Lo dichiara Carmine Vaccaro, segretario della Uil Pensionati di Basilicata, con l’obiettivo di suggerire alle istituzioni locali, in particolare al presidente Bardi e alla sua giunta, ma anche ai primi cittadini sui territori, un’idea progettuale che possa rappresentare un unicum di buone pratiche nel panorama italiano, coniugando l’esigenza di offrire aiuto ai profughi con quella di ripopolare molte realtà locali:
“Abbiamo letto l’ultimo Rapporto dell’Istat 545.130 residenti, con un calo di 8.124 unità in un anno.
E in 20 anni abbiamo perso oltre 52mila persone.
Solo 5 dei 131 comuni lucani non hanno subito perdite, in 126 la popolazione diminuisce, e non sono esclusi i due capoluoghi.
Abbiamo realtà come la piccola San Paolo Albanese, passata dai 414 residenti del 2001 ai 226 del 2020, praticamente numeri dimezzati.
Dobbiamo fermare questo trend.
A questo dramma bisogna affiancare la situazione sociale in cui molte famiglie lucane sono costrette a vivere, sospese in una bolla di crisi economica, che dalla pandemia si è ora acuita con il caro energetico e delle materie prime.
C’è scarsità di mezzi che soprattutto per la popolazione anziana e fragile si traduce in un mancato sistema di assistenza.
Tradotto: solitudine e depressione.
Ripopolare le nostre piccole realtà significherebbe aiutare chi è solo, ma anche dare una casa a chi non ce l’ha.
Per questo la mia idea è quella di creare una rete tra sindaci e Regione per approntare un archivio delle abitazioni non utilizzate per riaprirle.
Un vero e proprio Censimento.
Penso poi anche ad una prospettiva di lavoro, attraverso il social housing che coniughi l’esigenza di vita in comune dell’anziano e quella di lavoro del giovane.
Senza contare il settore alberghiero dove c’è una grave carenza di manodopera.
Fermo restando le professionalità in capo a ciascun singolo.
Molte di queste persone hanno una professione avviata nel loro paese.
Magari tra loro c’è un medico o un infermiere.
E quanti sono le nostre piccole realtà dove manca il medico di famiglia?
Dobbiamo offrire a loro e a noi una possibilità di sviluppo e convivenza.
Un’alternativa valida.
Il Pnrr è l’occasione unica e irripetibile.
Bardi se non vuole essere ricordato per lo spettacolo indegno a cui stiamo assistendo in queste settimane, faccia subito qualcosa perché nessuno di quei 600 milioni destinati alla nostra Regione vada sprecato”.