“Nel 2020 si è registrato un nuovo minimo storico di nascite dall’Unità d’Italia e un massimo storico di decessi dal secondo dopoguerra.
Le nascite sono diminuite del 3,8% rispetto al 2019: sono stati iscritti all’anagrafe solo 404.104 bimbi.
In aumento del 17,6% i decessi: 746.146 persone sono state cancellate dall’anagrafe per morte”.
Lo rileva l‘Istat nel report “La dinamica demografica durante la pandemia Covid-19 – anno 2020”:
“Il decremento di popolazione registrato tra l’inizio e la fine dell’anno 2020 interessa in modo generalizzato tutte le ripartizioni.
Tuttavia il confronto con l’analoga variazione riferita al 2019 consente una lettura approfondita dell’impatto dell’epidemia nelle zone più colpite.
La perdita di popolazione del Nord, soprattutto nella prima ondata, appare in tutta la sua drammatica portata.
Se nel 2019 il deficit di popolazione era stato piuttosto contenuto sia nel Nord-ovest che nel Nord-est (rispettivamente -0,06% e -0,01%), nel corso del 2020 il Nord-ovest registra una perdita dello 0,7% e il Nord-est dello 0,4%.
Il Centro vede raddoppiare in termini percentuali il deficit di popolazione (da -0,3% del 2019 a -0,6% del 2020) mentre il Sud e le Isole, più colpite nella seconda ondata (da metà settembre), subiscono una perdita dello 0,7%, simile a quella del 2019, per effetto della tendenza allo spopolamento già in atto da diversi anni.
Lombardia ed Emilia Romagna registrano una inversione di tendenza in termini di variazione di popolazione, passando da un incremento nel 2019 (rispettivamente +0,2% e +0,1%) a un deficit nell’anno successivo rispettivamente di -0,6% e -0,4%.
Anche la provincia autonoma di Bolzano, tradizionalmente caratterizzata da incrementi di popolazione, vede ridurre il saldo totale percentuale (dal +0,4% del 2019 al +0,2% del 2020).
All’opposto le regioni del Mezzogiorno, anche quelle con il primato di saldo totale negativo (Molise -1,3% e Basilicata -1,0%), hanno perdite percentuali più contenute rispetto al 2019.
L’impatto differenziale dell’epidemia sulla mortalità (maggiore al Nord rispetto al Mezzogiorno) e la contrazione dei trasferimenti di residenza spiegano queste differenze geografiche”.