Pubblichiamo l’appello per l’Afghanistan di Angela Blasi (Forum Donne Articolo Uno Basilicata):
“Kabul si arrende ai talebani, il mondo non può arrendersi al medioevo.
L’Afghanistan inghiottito dal silenzio della storia non può essere un destino.
Le drammatiche parole della ragazza afghana che tra le lacrime denuncia l’indifferenza del mondo non lasciano scampo.
La nostra vita di persone libere deve rimanere sconvolta, 20 anni di guerre non hanno risolto nulla, ma lasciato profonde ferite che invece di rimarginarsi sanguinano.
Dopo 20 anni di inutile occupazione, non si può lasciare quel paese al suo tremendo destino.
La paura regna, la libertà è stata sconfitta.
Non possiamo rimanere in silenzio e dobbiamo fare nostro l’appello fatto dagli Stati generali delle Donne e da altre associazioni.
Tutte noi, donne e uomini, dobbiamo lottare per il riconoscimento dei diritti umani anche in Afghanistan.
Le donne afgane sono le prime vittime della guerra e della violenza continua.
Nascere donna in Afghanistan non può e non deve essere una condanna.
Con l’arrivo dei talebani i tempi torneranno oscuri e le conquiste raggiunte diverranno condanne per le donne nubili o attiviste.
Le donne saranno di nuovo considerate cose, parte di un bottino, proprietà privata degli uomini.
Le bambine di nuovo saranno date in sposa, come premio ai capi talebani.
Secondo le donne di Rawa e non solo, l’Afghanistan è il posto peggiore dove nascere donna.
Secondo Human Rights Watch, circa l’87% delle ragazze e delle donne afgane subiscono abusi durante la loro vita.
L’Afghanistan è sempre stato un luogo miserabile per le sue donne a causa della forte mentalità patriarcale, del sistema feudale, della mancanza d’istruzione, della cultura e delle tradizioni, delle credenze religiose.
Ma i lunghi 20 anni di guerra non hanno aiutato a costruire uno stato, favorendo anzi il rafforzamento del fondamentalismo, rendendo quindi di fatto la situazione ancora peggiore.
Chiediamo al Presidente Draghi, al Ministro Di Maio ed alla Ministra Lamorgese di accelerare la creazione di corridoi umanitari con l’Italia e di trovare soluzioni immediate per sostenere la popolazione afghana.
L’Italia non può rimanere inerme per la sua storia, i suoi valori e la sua Costituzione.
Nessuna donna afghana può essere abbandonata e scomparire silenziosamente in un Burka”.