“Quarant’anni dopo i commercianti, i titolari di piccole imprese si trovano a combattere contro un nemico non meno subdolo del terremoto con il rischio che questa volta non sarà più possibile ricostruire l’impresa.
Come per il sisma del 23 novembre 1980 anche questa volta di fronte alla pandemia occorre un grande progetto che tenga insieme rigenerazione urbana e rivitalizzazione del tessuto commerciale, dei pubblici esercizi e dei servizi di prossimità di città grandi e piccole”.
A sostenerlo è il presidente di Confcommercio Imprese Italia Potenza, Fausto De Mare:
“Con lo sguardo rivolto al passato, facciamo nostra la “lezione” della ricostruzione dell’Irpinia e della Basilicata che pur tra non poche ombre, gravi ritardi, profonde inadeguatezze, sprechi di ingenti risorse ha consentito a generazioni di commercianti e piccoli imprenditori di ricostruire un tessuto sociale, economico, occupazionale che è l’anima dei nostri “paesi polvere” e che sembrava irrimediabilmente finito sotto le macerie.
Ecco perché, nell’ambito del Piano nazionale di ripresa e di resilienza e delle misure che la Regione assumerà, pensiamo che solo una strategia di rivitalizzazione di quello stesso tessuto possa salvare, si badi bene, non qualche migliaia di aziende, ditte familiari o individuali, che pure non è poca cosa, ma interi paesi e comunità locali.
Questo al netto degli aiuti del Governo.
Insistiamo per quel che riguarda i ristori bisogna rispondere insieme a tre esigenze: tempestività degli interventi, adeguatezza degli stanziamenti, inclusività delle misure a tutte le categorie colpite dalla crisi.
Dunque, non soltanto più risorse (e ne servono davvero tante di più), ma anche pieno riconoscimento del fatto che l’emergenza sanitaria è divenuta pericolosamente emergenza economica e sociale.
Lo ha detto il nostro presidente nazionale Carlo Sangalli e lo ribadisco: è urgente quindi cambiare la logica dei ristori legati alle zone Rosse, Arancioni e Gialle e ai codici Ateco.
Ecco una proposta semplice: indennizzo adeguato in misura commisurata all’entità delle cadute di fatturato quale che sia il settore o il territorio in cui si opera.
E poi serve continuità del credito d’imposta per locazioni e affitti commerciali, moratorie fiscali più ampie, e ammortizzatori sociali riformati insieme ad una giusta flessibilità governata e contrattata nei rapporti di lavoro.
Confcommercio ha il massimo rispetto delle competenze regionali ma è evidente che serve un sistema di regole che sia, per quanto possibile, più semplice e più comprensibile.
Per il resto, dobbiamo lavorare tutti per recuperare più possibilità di aperture. Perché le imprese del commercio chiedono anzitutto di poter lavorare. In sicurezza, come è giusto.
Non sappiamo ancora quale Natale si prospetta per le famiglie e gli esercenti lucani.
Proprio il tempo dell’emergenza ha confermato quanto sia importante il ruolo economico e sociale del commercio di prossimità, quanto sia determinante per la qualità della vita il modello italiano di pluralismo distributivo, che significa anche valorizzare i prodotti made in Italy attraverso la rete dei negozi di vicinato.
Di qui la nostra campagna “Il negozio di vicinato è la tua famiglia: tienilo in vita”. Io spero che le scelte di consumo di ciascuno ne tengano conto. Ma poi servono le scelte politiche”.