Basilicata: “Controllo della pandemia nei centri di accoglienza per migranti e negli insediamenti informali per lavoratori stagionali”. Questa la richiesta al presidente Bardi

Questa la richiesta del segretario generale Cgil Basilicata, Angelo Summa, al governatore regionale, Vito Bardi:

“Proteggere i gruppi più fragili della società come requisito fondamentale per garantire la sicurezza e il benessere di tutta la popolazione.

Nonostante la questione sia già stata attenzionata, a oggi non ci risulta sia stato attivato uno specifico intervento socio-sanitario per la prevenzione e il controllo della pandemia di COVID-19 nei centri di accoglienza per migranti Sprar/Siproimi e CAS e negli insediamenti informali per lavoratori stagionali esistenti in Basilicata.

Particolare attenzione dovrebbe essere rivolta verso i lavoratori stranieri stagionali, i richiedenti asilo e quanti, non in regola con il permesso di soggiorno, possono presentare rischi legati alla salute più numerosi rispetto al resto della popolazione, affrontando al contempo particolari ostacoli d’accesso all’assistenza sanitaria.

In particolare, per i lavoratori stagionali è necessario un intervento immediato degli organi preposti atto ad assicurare il pieno rispetto delle norme di sicurezza oltre di quelle contrattuali.

Sono diversi i fattori di rischio per la salute specifici per le comunità di migranti e richiedenti asilo: status giuridico incerto che limita l’accesso ai servizi sanitari, barriere linguistiche e culturali, mancanza di accesso alle informazioni sui diritti e sui servizi disponibili, discriminazione, condizioni di lavoro non sicure, vivere in abitazioni sovraffollate con precarie condizioni igieniche.

L’entrata in vigore del recente decreto sicurezza, ha comportato una drastica riduzione delle risorse e quindi dei servizi sociosanitari esistenti nel Sistema di protezione per richiedenti asilo, rifugiati e minori stranieri non accompagnati (SIPROIMI ex SPRAR), nei Centri di assistenza straordinaria (CAS) e nei Centri di permanenza per il rimpatrio (CPR).

Questa contrazione di risorse si è tradotta in una riduzione del numero dei mediatori culturali e del personale sociosanitario operante in questi centri, circostanza che ha incrementato ulteriormente la vulnerabilità delle persone ospitate.

Inoltre, molti cittadini stranieri hanno ricevuto un diniego alla richiesta di protezione internazionale o non hanno potuto per vari motivi rinnovare il permesso di soggiorno e sono costretti a vivere, assembrati, in una serie di insediamenti informali sia rurali che urbani caratterizzati da precarie condizioni igienico-sanitarie, spesso senza acqua e corrente e neppure servizi igienici.

A marzo il ministero degli Interni ha emanato una circolare che richiama l’attenzione dei prefetti sulle disposizioni adottate per la prevenzione della diffusione del virus COVID-19 nell’ambito del sistema di accoglienza dei richiedenti protezione internazionale e dei centri di permanenza per il rimpatrio, al fine di evitare rischi di contagio tra i migranti accolti e tra gli operatori delle strutture di accoglienza e per assicurare il rigoroso rispetto delle misure di contenimento previste a livello nazionale.

Uno specifico intervento permetterebbe di monitorare la situazione all’interno dei centri per migranti attraverso una verifica operativa degli spazi, delle condizioni igieniche, delle distanze di sicurezza e della disponibilità di dispositivi di protezione individuale, al fine di accertarsi che sia possibile attenersi alle direttive ministeriali di distanziamento sociale.

È necessario monitorare le condizioni igienico sanitarie negli insediamenti spontanei dove lavoratori stagionali sono alloggiati e proporre soluzioni alternative; segnalare le modifiche da apportare per tutelare la salute di staff e ospiti delle strutture Siproimi e Cas; identificare casi Covid-19 sospetti da riportare alle autorità sanitarie preposte; informare le persone ospitate sui comportamenti da assumere per ridurre