Sono state consegnate oggi all’assessore regionale all’Agricoltura, Francesco Fanelli, le circa 10.000 firme raccolte da CIA-Agricoltori.
A consegnarle il Vice Presidente Michele Bove e il Direttore regionale Donato Distefano.
La petizione ha lo scopo di sollecitare le Istituzioni regionali ad adeguare la legge regionale 2/95 che regola le attività venatorie e la fauna selvatica e i danni da cinghiali nella Basilicata e farsi carico a livello nazionale di apportare i necessari adeguamenti alla legge 157/92 .
Hanno sottolineato i dirigenti della Cia, Bove e Distefano:
“Simbolicamente come CIA e non casualmente abbiamo voluto consegnare in questo giorno (11 Novembre) che per il mondo agricolo è un giorno di assoluta importanza, infatti il giorno di San Martino segna l’inizio dell’annata agraria 2020/2021.
Tutto questo assume un significato ancor più alto per la fase di grande complessità che stiamo attraversando, per questo abbiamo voluto rimarcare il valore, la rilevanza e l’utilità sociale del poter produrre in sicurezza, del poter tutelare il bene terra e l’agroalimentare delle nostre aziende e nelle nostre 2.000 contrade di Basilicata, che non significa solo attività agronomica, in moltissimi casi è sostentamento, reddito integrativo accesso e disponibilità di materie prime agricole e alimentari.
Facciamo riferimento alle oltre 10.000 aziende professionali ma anche ai 17.000 orti familiari, ai 20.000 piccoli vigneti, ai 30.000 uliveti a conduzione diretta, come pure i 30.000 piccoli allevamenti da cortile, risposta a bisogni e economica dell’autoconsumo.
Abbiamo consegnato i ‘faldoni’ della petizione lanciata a settembre da CIA su tutto il territorio di Basilicata, ed esprimiamo grande soddisfazione in quanto nel giro di poco tempo viste le firme raccolte abbiamo ricevuto una diffusa adesione ma soprattutto abbiamo registrato un alto gradimento in tutti i Comuni della Regione sui contenuti e le proposte alla base della petizione che ricordiamo sono:
- Adeguare la legge reg 2/95 riguardo la possibilità da parte del proprietario del fondo di poter tutelare il bene fondiario e le colture in atto;
- Definire un piano straordinario di gestione e prelievo degli ungulati;
- Prolungare il periodo di caccia al cinghiale che ancorchè di competenza nazionale possa essere introdotto d’intesa con Ministero e Governo centrale;
- Attivare piani di smaltimento dei capi abbattuti e delle carcasse;
- Coinvolgere le aziende agricole nell’ambito dei piani di cattura e prelievo.
Nel ringraziare l’Assessore Fanelli per la forte sensibilità espressa sulla problematica tenuto conto anche delle perimetro entro il quale le Regioni possono agire e legiferare su tali questioni, va dato atto che oggi siamo concretamente nelle condizioni di affrontare in modo radicale il problema, tenuto conto che è stato istituito il tavolo di crisi e da ultimo emanato il bando per il prelievo, l’utilizzo e la destinazione per fini alimentari dei capi abbattuti.
Siamo sicuri che questa nostra ulteriore sollecitazione rappresentata dalla raccolta di migliaia di firme della CIA darà più forza in sede Regionale all’Assessore Fanelli per la modifica della LR 2/95 e nazionalmente in sede di conferenza Stato/Regione di adeguare la legge nazionale 157/92 per arginare in una fase già complessa e difficile a causa del COVID di affrontare in modo radicale la questione ungulati e fauna selvatica.
L’incontro inoltre è stata l’occasione per fare il punto su la gestione della fase pandemica e i riflessi sul mondo agricolo e come bisogna organizzarsi, oltre ad una rapida disamina riguardo la futura programmazione 23/28 e come affrontiamo e gestiamo la transizione 21/23.
La CIA ringrazia tutti i sottoscrittori della petizione e confidiamo nell’azione proficua dell’Assessore il quale riteniamo possa avvalersi di questo diffuso sostegno per continuare a lavorare nella direzione intrapresa auspicando di poter incidere concretamente sia sul versante regionale che nazionale sulle criticità ancora presenti facendo ogni sforzo per rimuovere definitivamente questa piaga che oggi più che in passato rischia di compromettere la tenuta sociale ed economica della nostra agricoltura e di migliaia di famiglie”.