Riceviamo e pubblichiamo un comunicato dei segretari generali di Cgil Basilicata, Fp Cgil e Spi Cgil sulle case di riposo in Basilicata:
“Nella difficile situazione generale relativa alla crisi epidemiologica Covid-19, assume un particolare rilievo la condizione di fragilità e di debolezza che, evidentemente, caratterizza il mondo dell’assistenza nelle R.S.A. e nelle case di riposo, per lo più in tutto il territorio nazionale.
Le immagini di persone anziane e fragili, rinchiuse in strutture, lontane dai propri cari, sperando, impotenti, che ‘tutto va bene’, ci hanno inevitabilmente scosso.
Forse, hanno addirittura fatto capire ai tanti, che in momenti come questo, la fragilità, purtroppo, può fare la differenza tra la vita e la morte.
Le notizie provenienti dalla Basilicata non danno certo motivo di maggiore ottimismo o fiducia. Anzi.
Se poi pensiamo che la nostra regione è tra le meno colpite dal Coronavirus e che, soprattutto, ha potuto ‘beneficiare’ di un ritardo nei contagi di circa un mese rispetto al resto del Paese, la rabbia prende il sopravvento.
Perché, a pensarci bene, seppur con un numero complessivo di positivi relativamente basso e per lo più limitato a contagi intra-familiari, le notizie che giungono da Tricarico, Noepoli o San Giorgio Lucano assumono un disvalore ed una gravità maggiore.
Sembra quasi che il virus, entrato in una R.S.A., finisca per comportarsi come la volpe in un pollaio.
Ma non possiamo relegare tutto al mondo della ‘sfortuna’ o della casualità.
Non possiamo permettercelo e non dobbiamo neanche provarci.
Non devono neanche provarci.
Le scuse banali non sono ammesse perché la situazione e lo stato di R.S.A. e case di riposo in Basilicata era noto da tempo e l’emergenza è stata affrontata per giorni senza produrre alcunché per mettere in sicurezza le strutture, i lavoratori e gli ospiti.
Per quanto possa servire ribadirlo ora, noi lo avevamo denunciato, più e più volte ma, evidentemente, qualcuno ha pensato fosse più comodo far finta di non sentire.
E non ci riferiamo a meri proclami o comunicati, ma a evidenze scientifiche poste alla base di azioni politiche ignorate da chi aveva ed ha precise responsabilità.
In più occasioni, negli ultimi anni, le falle del sistema erano state fermamente e incisivamente evidenziate e sono state avanzate proposte (purtroppo altrettanto ignorate).
Dalla condizione del personale impiegato nelle strutture, sottopagato, dequalificato e spesso mal equipaggiato, allo stato delle strutture, alla stessa reticenza nel voler fornire informazioni da parte di soggetti chiamati ad erogare un servizio pubblico essenziale a tutti gli effetti.
Servono linee guida per gli accreditamenti che non guardino solamente ai requisiti strutturali, ma valorizzino la qualità del lavoro, stabiliscano dotazioni organiche al di sotto delle quali non possa scendere, la formazione degli operatori, il rispetto delle norme sulla salute e la sicurezza ed il rispetto dei contratti collettivi di lavoro sottoscritti dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative.
Sul versante istituzionale, torniamo a rilevare che in Regione non c’era e non c’è un elenco ufficiale ed accessibile di tutte le strutture operanti sul territorio. Allo stesso modo, le norme sull’accreditamento sono sempre rimaste lettera morta.
Proprio quelle che avrebbero dovuto rappresentare una importante occasione di verifica della sussistenza dei requisiti di qualità e sicurezza, oltreché uno strumento indispensabile per fornire scadenze precise per l’adeguamento.
Dobbiamo da subito ripensare i modelli organizzativi delle RSA, ma soprattutto dobbiamo ripensare il modello assistenziale privilegiando percorsi basati, non solo sulla residenzialità, ma di presa in carico sul territorio in grado di mantenere il più a lungo possibile le persone nel loro ambiente e nel proprio tessuto sociale.
Ora il tempo è scaduto. È chiaro.
Il governo regionale non può permettersi di continuare a ignorare quello che è accaduto e quello che sta ancora accadendo.
Anche se tutto ciò dovesse servire a salvare una sola fragile vita umana. Anche una sola”.