Sottolineano i segretari di Filcams Cgil e Uiltucs Uil Potenza, Michele Sannazzaro e Donato Rosa:
“Le attività di screening per la prevenzione oncologica al colon retto e cervico uterino non sono ancora riprese in Basilicata dopo la sospensione disposta durante lo scorso lockdown ed è sconcertante venire a sapere quanto emerge da una comunicazione inviata dal direttore sanitario dell’Asp (Azienda sanitaria locale della provincia di Potenza) Luigi D’Angola al direttore dell”Unità Operativa Complessa Igiene e Sanità Pubblica, ai referenti sanitari Pod (Presidio Ospedaliero), ai direttori dei Distretti della Salute e, per conoscenza, alla ditta Fora che si occupa di supportare le attività di screening, ai coordinatori degli screening oncologici ed al dirigente generale del Dipartimento Salute della Regione Basilicata.
Di fatto, con la comunicazione dello scorso 11 Novembre, si evidenzia come alcune strutture sanitarie aziendali non avrebbero la possibilità di garantire la necessaria sicurezza e le idonee misure di contrasto al contagio da Covid 19 per far riprendere lo screening.
Per questo il direttore sanitario dell’Asp (Azienda sanitaria locale della provincia di Potenza) fa appello ai destinatari della comunicazione affinché provvedano, in base alle loro competenze, a rendere possibile la ripresa delle attività in tempi celeri.
Uno scarica barile inaccettabile che ancora non permette a 15 mila donne lucane di poter fare prevenzione.
A distanza di un mese dalla comunicazione inviata lo scorso 23 Ottobre dal direttore generale del Dipartimento salute della Regione Basilicata Esposito ai direttori generali ed ai direttori sanitari di Asp (Azienda sanitaria locale della provincia di Potenza) e Asm (Azienda Sanitaria Locale Di Matera), ancora non si capisce chi debba fare cosa.
Dall’ultima puntata di quella che è diventata una triste e vergognosa telenovela si continua ad assistere ad uno spettacolo indecoroso nel quasi totale silenzio da parte di chi anche in Consiglio regionale e nel mondo delle istituzioni dice di difendere i diritti delle donne.
Ci chiediamo se qualcuno, prima o poi, avrà il coraggio di prendersi tutta la responsabilità del ritardo.
Un ritardo che, vogliamo ricordare ancora una volta, potrebbe essere decisivo per scoprire e curare eventuali casi oncologici.
Dalla fine del lockdown all’inizio della seconda ondata della pandemia i fatti ci dicono che siamo ancora alle chiacchiere.
Di operativo nulla, di concreto nulla.
Fare prevenzione può salvare vite ma sembra che questa non sia un’urgenza per chi continua a perdere tempo senza trovare le soluzioni affinché il servizio di screening venga garantito”.