“Al Sud i lavoratori poveri sono il 20% contro il 9% del Centro-Nord e il 13% nazionale.
Il divario di retribuzione è del 75%: al Sud si prende un quarto in meno, di media, che altrove.
È quanto rivela la Svimez in uno studio inedito sul lavoro povero“.
Afferma il segretario generale della Cgil Basilicata, Angelo Summa, in un comunicato:
“I dati sono il frutto dell’evoluzione patologica della precarietà in Italia e soprattutto al Sud.
Non solo contratti a termine, ma anche la loro persistenza nel tempo e l’esplosione dei contratti stabili per finta, cioè a tempo indeterminato ma a part-time involontario.
Da strumenti di conciliazione tra vita e lavoro, questi contratti sono diventati delle trappole di povertà.
In Basilicata i dati rispecchiano lo stesso andamento: aumentano gli occupati ma il ricorso ai contratti a termine supera di gran lunga le percentuali registrate su scala nazionale.
Il tema vero, tanto a livello nazionale che a livello locale è dunque la precarietà e l’assenza di lavoro e come si utilizzano le risorse economiche a disposizione rispetto a questo punto.
Quello che stride di più è che in presenza di risorse finanziarie così cospicue, rappresentate dal Pnrr e dall’allentamento dei vincoli del patto di stabilità, non stiamo imprimendo alcuna azione politica programmatica per ridurre le diseguaglianze in questo Paese.
La precarietà deve essere la priorità delle priorità, in quanto tocca pesantemente la condizione materiale delle persone e la perdita di salario.
Come Cgil da tempo abbiamo avviato una mobilitazione per un diritto del lavoro più equo e giusto con la consegna al governo nazionale dei 3,3 milioni di firme raccolte per i referendum contro voucher, licenziamenti illegittimi e per la responsabilità solidale negli appalti.
Eliminare la precarietà deve essere una priorità non solo per l’agenda politica del Paese, ma anche del governo regionale.
Viviamo una fase complicatissima.
A tre anni dall’insediamento del nuovo governo di centrodestra, si stanno sprecando occasioni storiche senza un profilo di programmazione.
Lo abbiamo già detto: superare il precariato si può e l’esempio arriva dalla Spagna, dove la riforma del lavoro approvata a Dicembre con l’obiettivo di contrastare il precariato riducendole categorie contrattuali temporanee e favorendo le assunzioni a tempo indeterminato ha portato nel primo trimestre del 2022 a 12,8 milioni di lavoratori attivi con contratto a tempo indeterminato.
Sono le stesse soluzioni che il sindacato rivendica da anni sui vari tavoli istituzionali nazionali e regionali.
E i risultati dell’attuazione di queste attente politiche del lavoro sono evidenti.
A livello regionale il governo dovrebbe finalizzare le risorse del Piano GOL per l’occupazione, delle royalties e delle risorse comunitarie 21-27 per favorire la trasformazione di tutti i contratti precari in contratti a tempo indeterminato.
Questo non solo per favorire la buona occupazione ma per rilanciare l’economia lucana attraverso una spinta della domanda interna.
Possiamo continuare a rivendicare e a fare battaglie ma i lavoratori hanno bisogno di rappresentanza politica laddove si fanno le scelte: ne va della tenuta democratica del nostro Paese”.