Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa di Cisl Basilicata:
“Nel mezzogiorno la questione femminile è anche questione di qualità della democrazia, il divario di genere coincide con il divario territoriale, con una Italia divisa in due, infatti la media dell’occupazione femminile in Europa è pari al 63 per cento, in Basilicata nel 2022 è pari al 39,4 per cento, negli ultimi dieci anni è cresciuta di pochissimi punti e rispetto al 2021 si segnala anche una diminuzione dell’1,6 per cento, quindi il calo dovuto alla pandemia non è stato ancora recuperato.
Ma il dato negativo di per sé (in Basilicata non lavora neanche una donna su due) mostra la sua ulteriore negatività se si pensa che è un dato inferiore di oltre 20 punti rispetto al tasso di occupazione femminile del nord Italia dove è del 60 per cento, con punte del 66 per cento in Trentino Alto Adige e più di dieci rispetto alla media italiana.
Immaginiamo quindi che tipo di democrazie e che tipo di società è quella in cui più della metà delle donne lavora, nella fascia 15-64, più della metà delle donne non ha un reddito proprio.
Intorno al tema delle donne ruota la bassa spesa in politiche sociali in Basilicata, poco più di 100 euro pro-capite contro una media italiana di 150 euro con punte anche di 200 euro nel Nord, dove non a caso il tasso di fecondità e più alto del Sud.
Questo significa che al Sud le politiche sociali si fanno in famiglia e le fanno le donne, sovraccaricandosi e tenendosi lontane dal mondo del lavoro anche per difficoltà di conciliazione.
Inoltre, nonostante la parità di retribuzione tra uomini e donne sia un principio cardine della Costituzione (articoli 3 e 37) e siano trascorsi quasi 40 anni dalla ‘legge Anselmi’ che ha abolito i differenziali contrattuali in vigore nel regime fascista, le donne in Italia e in Basilicata hanno più difficoltà degli uomini a trovare lavoro, a mantenerlo e a fare carriera.
E questo poi si riproduce in una macroscopica sotto-rappresentanza delle donne, della loro voce, delle loro istanze e della loro impronta nei luoghi istituzionali di Comuni, Province, Regioni che si aggira intorno al 20 per cento, una sorta di quota minima e simbolica.
È come se la metà del mondo avesse una voce sottilissima, vendendo ridotti gli strumenti e la capacità per incidere nel cambiamento, innescando una spirale chiusa che si autoalimenta per cui a scarsa rappresentanza consegue scarso cambiamento e a scarso cambiamento scarsa rappresentanza.
La rappresentanza di genere si fa con la presenza paritaria altrimenti è sotto-rappresentanza.
La Basilicata deve uscire dalla dimensione della sotto-rappresentanza delle donne che la relegano in una condizione di arretratezza culturale e scarsa partecipazione democratica“.