Angelo Summa, segretario Cgil Basilicata, Enrico Gambardella, segretario Cisl Basilicata, e Vincenzo Tortorelli, segretario regionale Uil Basilicata, comunicano:
“Gli ultimi dati Istat sull’occupazione confermano che siamo di fronte agli effetti disastrosi dello ‘tsunami’ Covid-19 che ha provocato un autentico sconquasso in un’economia come quella lucana già debole prima del Coronavirus.
Il dato tendenziale di novembre 2020 segnala un calo di 390 mila occupati pari a quello che si registrò nel primo anno della precedente crisi, con la differenza di non poco conto, che allora tutto il sistema produttivo, seppur in sofferenza, era in attività.
La diminuzione di occupati coinvolge uomini e donne, dipendenti e autonomi e tutte le classi d’età, fatta eccezione per gli over 50, che crescono di 130mila unità per effetto della componente demografica.
Il tasso di occupazione scende, in un anno, di 0,8 punti percentuali.
Ancora, a riprova della fase di emergenza lavoro che stiamo vivendo, a novembre 2020, le ore pro capite effettivamente lavorate, calcolate sul complesso degli occupati, sono pari a 33,4, livello di 2,5 ore inferiore a quello registrato a novembre 2019; la differenza scende a 1,9 ore tra i dipendenti, per i quali il numero di ore lavorate è pari a 32,5.
E nell’arco dei dodici mesi, aumentano gli inattivi tra i 15 e i 64 anni (+3,6%, pari a +479mila).
Tutto questo potrebbe avere un effetto ancora più catastrofico per la Basilicata con lo sblocco dei licenziamenti a marzo.
Ipotizzando che, rispetto a quanto verificatosi dopo il primo lockdown, il contingente reintegrato sarà ridotto alla metà, quindi a soli 1.600 lavoratori, o al massimo sarà il 60%, ad aprile 2021 possiamo stimare che vi saranno circa 7.200-7.900 posti di lavoro concretamente a rischio di cancellazione definitiva.
Per dare la dimensione del fenomeno, ciò corrisponderebbe ad una riduzione di circa il 3,5-4% dello stock occupazionale attualmente presente in regione.
Se il sistema sta reagendo sufficientemente bene è grazie alla continua proroga di due fondamentali misure messe in atto, quali la cassa integrazione Covid ed il blocco dei licenziamenti che si protrarranno fino alla fine di marzo.
L’assenza delle stesse avrebbe infatti comportato una emorragia occupazionale senza precedenti in questi lunghi mesi di pandemia.
Visto il trend lento della ripresa economica queste misure dovranno essere prolungate.
In proposito va raccolto l’allarme lanciato dal Cnel: la situazione del mercato del lavoro è peggiorata con l’epidemia da Covid 19, ma rischia di diventare ‘esplosiva’ con l’interruzione della cigCovid e la fine del blocco dei licenziamenti.
Si teme un aumento del lavoro nero, mentre cresceranno le difficoltà di inserimento nel mercato per giovani e donne.
Le misure ‘tampone’ che servono ad attutire gli effetti negativi della crisi sul versante occupazionale e sociale, da sole comunque non bastano. Purtroppo segnaliamo l’insuccesso del Reddito di Cittadinanza sul fronte occupazionale.
Al momento non ci sono dati certi o almeno si attendono referti credibili ma tutto lascia supporre che chi cerca lavoro non può certo contare sul ‘patto del lavoro’ sottoscritto in uno degli otto Centri per l’Impiego.
È necessario perciò dare attuazione a tutto ciò che manca al mercato del lavoro, a partire dalle politiche attive, e investire in politiche volte a superare i tanti divari territoriali, di genere e digitali strutturalmente esistenti nel nostro Paese.
Per la Basilicata, come per tutto il Sud, le risorse europee derivanti dal Recovery Fund sono l’opportunità per non lasciare indietro nessuno e l’occasione storica per programmare la ripresa.
Per fare ciò è necessario – come stiamo dicendo da troppo tempo al Presidente Bardi – il coinvolgimento di tutti, Parti Sociali incluse.
Il rilancio della nostra regione ed il futuro delle nostre comunità dipendono oggi dalla programmazione delle ingenti risorse nazionali ed europee di cui possiamo disporre, che dovranno concentrarsi su una progettualità strategica e di qualità.