È stato presentato questa mattina in conferenza stampa a Potenza il rapporto dal titolo “La Basilicata al microscopio della Cisl: numeri, tendenze, criticità e prospettive“, primo numero della serie “I quaderni di Pensiero Futuro”, periodico del Centro Studi Cisl Basilicata.
Il rapporto mette a fuoco l’economia e la società lucana nel 2020 e si propone di offrire una originale lettura e interpretazione degli eventi che hanno costellato l’anno appena trascorso e, allo stesso tempo, formulare una serie di proposte per promuovere lo sviluppo e l’occupazione partendo dalle risorse endogene del territorio.
Cuore del rapporto è il Barometro Cisl sul benessere e sul disagio delle famiglie italiane.
Scrive il segretario generale della Cisl Basilicata, Enrico Gambardella, nella introduzione al quaderno:
“Da tempo sentivamo l’esigenza di aiutare la nostra attività di rappresentanza sindacale e politica con uno strumento che arricchisce la capacità di analisi e di approfondimento nella convinzione che l’azione di un sindacato moderno qual è la Cisl Basilicata non può limitarsi agli aspetti vertenziali e di mera rappresentanza sui luoghi di lavoro, ma si deve completare con lo sviluppo di nuove competenze che sappiano leggere le dinamiche di un territorio, le esigenze dei lavoratori, i bisogni sociali della comunità della nostra regione.
Abbiamo voluto costituire un centro studi perché sentiamo la responsabilità di riproporre un’idea di azione sindacale non astratta ma intimamente legata al mondo del lavoro e a ciò che il lavoro determina: la capacità di creare benessere e comunità con legami sociali, cultura, istruzione e servizi.
Abbiamo voluto, come primo lavoro del Centro Studi Pensiero Futuro, offrire una rappresentazione valoriale del benessere e del disagio dei lavoratori lucani”.
Nella sua introduzione, il prof. Giuseppe Acocella, rettore dell’Università Giustino Fortunato e responsabile scientifico del Centro Studi Cisl Basilicata:
“Questo pregevole lavoro, che si deve alla responsabilità e alla visione di Enrico Gambardella di volere un centro studi regionale, e alla caparbietà operosa di Luana Franchini, conferma la bontà dell’intuizione della Cisl di volere il Barometro anche nell’ambito regionale, con la felice deliberazione di approfondirne l’analisi con le indagini territoriali.
Assume peraltro particolare valore la documentazione prodotta sugli assi fondamentali della vita economica e sociale della Basilicata in piena emergenza pandemica.
La pubblicazione del Barometro, oltre a fornire uno strumento essenziale di conoscenza al servizio dell’azione sindacale, ripropone anche una caratteristica che ha segnato dalle origini la costruzione in Italia di un modello sindacale che ne ha fatto il sindacato nuovo, innovando nella tradizione delle organizzazioni di tutela del lavoro dipendente”.
Spiega la curatrice Luana Franchini:
“Questo approfondimento cerca di restituire una fotografia della Basilicata nel 2020, annus horribilis nella storia del mondo, caratterizzato dagli sconvolgimenti sanitari, economici, sociali generati dalla pandemia da Covid-19.
Nel buio di una crisi epocale, vogliamo raccontare i punti di luce di una terra con piccoli numeri che non è stata stravolta dall’evento traumatico.
Per tutto il 2020 la nostra regione è stata la regione che durante il periodo di attività solo dei servizi essenziali ha mantenuto più siti produttivi, il 57% contro una media italiana del 51%, ha mostrato un’ottima performance delle esportazioni agroalimentari e non è stata tra le regioni che più hanno utilizzato il reddito di cittadinanza.
Riteniamo opportuno mostrare i punti di resistenza e la capacità di adattamento della Basilicata che ha sì profonde criticità, come il dato demografico, ma con tante potenzialità inespresse che, se sviluppate nel modo giusto, potrebbero costituire un elemento di svolta economica e sociale, come ad esempio la valorizzazione dell’ambiente, delle risorse naturali del territorio, del south working”.
La pubblicazione si conclude con il manifesto di proposte del Centro Studi dal titolo “Per una Basilicata che aspira”.
1. Dialogare e conoscere per programmare
La Basilicata deve rafforzare il dialogo costruttivo, generoso e operoso tra i corpi intermedi, le associazioni, l’Università, i centri di ricerca.
È una terra variegata che ha bisogno di conoscersi nelle sue sfaccettature e peculiarità, che non deve rifugiarsi in narrazioni socio-economiche stereotipate perché la struttura economica delle diverse aree richiede interventi specifici.. Solo con la conoscenza approfondita si potrà fare programmazione della spesa.
Bisogna inoltre incrementare la produzione e lo studio dei dati statistici territoriali.
2. Educare per prevenire
È fondamentale intraprendere e sostenere un percorso di apprendimento e sviluppo delle conoscenze per tutte le fasce di età per innalzare il livello di consapevolezza di tutta la popolazione.
Solo una comunità consapevole, informata e culturalmente attrezzata è in grado di avvertire i pericoli che minacciano il suo futuro, di esprimere i bisogni di cittadinanza ed esercitare una cittadinanza attiva.
Il livello culturale degli abitanti di un territorio determina la qualità della vita di un luogo e il suo grado di sviluppo, perché i cittadini informati partecipano attivamente alla costruzione della comunità.
3. Curare solitudini e distanze
Ogni programmazione sociale ed economica deve pensare e quindi mettere al centro i bisogni generati dalla solitudine esistente o potenziale di ogni cittadino lucano che vive in un territorio polverizzato con poche infrastrutture materiali e immateriali.
La Basilicata è un’area interna composta di tante aree interne.
Solo così si crea una comunità coesa e una offerta di politica sociale in grado di dare risposte ai bisogni.
Il tema attuale della società lucana è la difficoltà di accesso ai servizi, la solitudine e l’affanno di diventare comunità coesa e cooperante.
4. Riparare le sconnessioni generazionali e comunitarie
La Basilicata si sta caratterizzando per profonde fratture demografiche: molti anziani e pochi bambini, con le generazioni intermedie estremamente ridotte a causa della forte emigrazione.
Pertanto, è necessario stabilire delle connessioni di memoria e degli scambi di sapere tra generazioni.
Inoltre, avendo un territorio vasto e poco abitato, la regione presenta anche delle fratture geografiche.
Bisogna avvicinare le comunità dei piccoli paesi attraverso i collegamenti viari, i mezzi di trasporto, i collegamenti internet.
5. Imparare digitale
La digitalizzazione costituisce un essenziale processo di modernizzazione che deve essere messo a disposizione di ogni cittadino lucano di qualsiasi età e secondo i suoi bisogni.
Per questo è necessario un massiccio intervento regionale di educazione al digitale che favorisca anche il dialogo tra le generazioni e l’aggregazione sociale in luoghi fisici in cui apprendere il digitale, scambiare conoscenza e mettere in condizioni davvero tutti di accedere alle nuove opportunità offerte dalla tecnologia in ogni ambito, non solo lavorativo.
Apprendere il digitale deve servire soprattutto a vivere a pieno la cittadinanza e i servizi della pubblica amministrazione.
6. Coltivare il paesaggio
Il Paesaggio è il bene pubblico più prezioso della Basilicata.
Occorre improntare un’economia che non mortifichi il paesaggio, ma al contrario lo valorizzi e lo tuteli nella sua biodiversità, tra le più particolari al mondo.
La ricchezza del patrimonio naturale è ancora quasi del tutto ignorato.
Se non si coltiva il paesaggio, non si coltiva il futuro della Basilicata. In questo senso l’agricoltura e l’indotto possono diventare il pilastro più importante dell’economia circolare. La Basilicata deve guardare al suo paesaggio con la prospettiva della sostenibilità e con i principi dell’economia circolare, in questo modo può trovare un duraturo sviluppo economico.
7. Sviluppare energie personali e ambientali
La Basilicata deve mettere al centro dei suoi investimenti lo sviluppo del capitale umano, i talenti giovanili che invece ritengono inevitabile una scelta di emigrazione.
Occorre recuperare e rinsaldare il legame delle persone con il loro ambiente e fare in modo che da questo legame di identità si creino delle opportunità imprenditoriali.
La Basilicata deve innalzare il livello qualitativo dei servizi, dei collegamenti, delle procedure, solo così può evitare il declino verso la marginalità dei numeri. Puntando all’eccellenza, può rompere il suo isolamento.
8. Ritornare come possibilità reale
Il South working è la più grande opportunità storica per la Basilicata degli ultimi decenni per realizzare un recupero demografico altrimenti impensabile.
È indispensabile che la Regione investa sulla qualità della vita e dei servizi per favorire il rientro di tutte quelle persone che possono svolgere il loro lavoro in remoto, e sostenere gli investimenti necessari per agevolare il processo di trasferimento e di accoglienza.
9. Connettere le aree interne e investire nella qualità della vita
Le aree interne della Basilicata sono il tessuto connettivo della regione, eppure nel loro sempre più grave spopolamento rischiano di scomparire: Il 96 per cento della Basilicata è costituito da aree interne ossia da Comuni con meno di 5 mila abitanti.
È necessario per la sopravvivenza della struttura economico-sociale lucana che questi Comuni si associno, che si costituiscano le Unioni di Comuni per la gestione associata dei servizi.
Questo inoltre favorirebbe un atteggiamento cooperativo da cui trarrebbe beneficio tutta la comunità. La Basilicata ha bisogno di una visione cooperativa del suo futuro.
10. Scoprire giacimenti presenti e passati
La Basilicata è un giacimento di piccole eccellenze.
Si pensi in maniera paradigmatica al panettone lucano che per abnegazione e talento di giovani artigiani si sta affermando in tutto il mondo.
Esempi come questi lasciano intuire e fanno sperare che se si investe sull’eccellenza si riesce ad uscire dagli angusti confini dei parametri demografici, dell’isolamento geografico e ad andare al di là della marginalità numerica per affermarsi con autorevolezza nel mondo.
Questo accresce il valore dell’identità di un territorio e può essere un elemento di argine alla inevitabile convinzione di emigrare.