Basilicata: “Opportuno riformare legislazione regionale sulla caccia”. La dichiarazione

“La legge vigente la LR 2/1995 non è più in linea con l’attuale evoluzione del mondo venatorio e della relativa programmazione dell’attività, nonché con la presenza dei nuovi istituti di protezione istituiti ai sensi della Legge Quadro sulle aree protette ed altresì dall’esperienza maturata nella gestione degli Ambiti Territoriali di Caccia, ma soprattutto non è più adeguata per il calo dei cacciatori in Basilicata”.

Lo ha affermato il presidente della terza Commissione consiliare, Rocco Leone, durante la riunione dell’organismo, dinanzi a tutte le associazioni venatorie e ai componenti degli A.T.C. di Basilicata, convocati in audizione.

Leone ha sottolineato:

Intendo dare una risposta a una situazione che non è più sostenibile, in quanto una corretta gestione del territorio ai fini faunistici significa non solo creare biodiversità ma dare la possibilità di unire tutte le forze in campo e creare economia attraverso progetti da candidare alla Comunità Europea e ai vari Ministeri per recuperare risorse da spendere sul territorio.

Lo spirito della riforma individua la figura giuridica dell’A.T.C. e, altresì, riconosce a tutte le associazioni venatorie pari opportunità di partecipazione alla vita dell’A.T.C., utilizzando il contributo di tutti e, in particolare, assegnando ai vari stakeholder la possibilità di mettere in campo le migliori risorse al fine di ottenere risultati condivisi e che concorrono ad elevare il rapporto uomo natura in un equilibrio di alto valore socio-economico e di vita sociale.

In questo senso la costituzione di un unico A.T.C. per Provincia va nella direzione di focalizzare tutte le forze senza dispersione alcuna e rapportarsi con le istituzioni, disponendo di spazi sia per gli uffici sia di terreni demaniali dove poter sviluppare centri di produzione di selvaggina e zone di ripopolamento e cattura, nonché zone per l’allenamento e l’addestramento cani.

Si rende necessario, inoltre, il coinvolgimento dei rappresentanti del mondo venatorio nelle commissioni esami per l’abilitazione, conferendo in tal modo alle associazioni l’importante compito di formare i neofiti.

Infine, è importante che i rappresentanti degli agricoltori, delle associazioni di protezione ambientale e degli enti locali non siano in possesso del porto d’armi per uso caccia, in modo da ottenere la massima partecipazione con il relativo interesse di tutti senza privilegiare nessuna categoria”.