L’esame del rendiconto di gestione 2023 dell’ALSIA, approdato in Consiglio regionale dopo una lunga fase istruttoria in Seconda Commissione, durante la quale sono state ascoltate sia le parti sociali, sia la direzione dell’Ente, ha messo in luce le gravi condizioni finanziarie, e non solo, in cui versa un ente che, pur essendo di rilevanza strategica per la Regione, stante la sua mission di ricerca ed innovazione in ambito agricolo, non ha ricevuto negli ultimi anni l’attenzione che meriterebbe.
Nell’ultimo decennio, infatti, ALSIA ha visto dimezzare il suo personale, dalle circa 150 unità del 2015 alle circa 80 di oggi, transitate prima nei ruoli del personale della Regione Basilicata e poi nuovamente trasferite alle dipendenze dell’Agenzia, senza pensare mai ad un programma organico di rilancio dell’intera struttura di cui fa parte il Centro di Ricerche “Metapontum Agrobios”.
Insieme al personale sono venute meno anche ingenti risorse da parte della Regione Basilicata, che ha ridotto i trasferimenti necessari al funzionamento dell’Ente da 9.400.000 nel 2014 a 6.180.000 nel 2024 somme che, però, non riescono a far fronte adeguatamente alle spese che ALSIA affronta per la sua gestione.
A fronte di questa contrazione di risorse le altre entrate che ALSIA può utilizzare per investire per finanziare le proprie attività di ricerca e sviluppo, oltre ai fondi europei, sono quelle derivanti dalla dismissione dei beni della Riforma fondiaria sulla quale, però, si scontano anni di ritardo a causa della mancanza sia di un regolamento che ne disciplinasse le procedure, emanato soltanto nel 2022, sia di una chiara ricognizione della titolarità di gran parte questi beni.
Pur prendendo atto delle oggettive difficoltà che si troverebbe ad affrontare chiunque alla guida di un Ente gravato da tali problematiche, e considerando anche che l’atto approvato a maggioranza dal Consiglio regionale è corredato del parere dell’organo di revisione contabile, non possiamo non esprimere forti preoccupazioni sul futuro di ALSIA, anche alla luce del clima di forte tensione che esiste tra i lavoratori e la direzione, scaturito, da ultimo, in un provvedimento dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, che ha dichiarato la natura ritorsiva nei confronti di alcuni dipendenti, dei provvedimenti riorganizzativi adottati dalla Direzione dell’Agenzia, annullandoli, oltre ad irrogare una sanzione di 10.000 euro.
Questo accade nel contesto di una serie di problematiche sollevate dai sindacati dei lavoratori, convocati dall’Ufficio di presidenza e dalla Seconda Commissione consiliare, al fine di far luce su vicende che, seppure legate a dinamiche interne al rapporto tra datore di lavoro e lavoratori, sono sintomatiche di un evidente problema di governance che non può non ripercuotersi sulle attività dell’Agenzia.
Invitiamo, pertanto, Bardi e la sua maggioranza a non sottovalutare l’allarme che proviene dai sindacati, dai lavoratori, dai risicati numeri dei bilanci e dagli atti sanzionatori cui è stato assoggettato l’Ente, sia in occasione delle prossime decisioni da assumere in ordine alla dirigenza della struttura, sia in previsione di un dibattito che, auspichiamo, coinvolga anche le minoranze, per pensare a concrete politiche di rilancio dell’Agenzia, in virtù del ruolo strategico che riveste nel settore agricolo, vero motore dello sviluppo sostenibile di questa regione.
Così scrivono le consigliere regionali Viviana Verri e Alessia Araneo.
Sullo stesso tema parla anche il consigliere regionale Roberto Cifarelli (Pd).
Ecco quanto dichiarato:
“L’approvazione del rendiconto 2023 dell’Alsia è stata l’occasione per far emergere dal dibattito consiliare la necessità di rilancio di un ente strategico per le politiche agricole lucane.
La legge istitutiva dell’Agenzia Lucana per lo Sviluppo e l’Innovazione in Agricoltura è del 1996 e nacque per prendere l’eredità, in particolare quella dei beni della Riforma Fondiaria, e superare la vecchia Esab che tanti meriti aveva avuto insieme ai precedenti enti di sviluppo agricolo per la crescita del settore negli anni della Cassa per il Mezzogiorno.
A distanza di circa trent’anni, e soprattutto in considerazione degli ultimi anni nei quali si è registrata una considerevole riduzione del personale e degli stanziamenti regionali, si rende indispensabile pensare ad una nuova missione dell’agenzia pienamente integrata con le politiche agricole regionali e comunitarie, che riprenda il tema dell’innovazione e dello sviluppo tecnologico oramai vitale per qualunque operatore agricolo.
Pensare ad un agritech regionale e alla valorizzazione dell’esperienza di Agrobios nel campo della ricerca sono elementi non più rinviabili, soprattutto in considerazione dei cambiamenti climatici e della esigenza di individuare produzioni di qualità che chiedono meno utilizzo di risorsa idrica. Insomma è necessario dare nuovo slancio all’Agenzia, immaginare altri, nuovi e diversi servizi a supporto di una imprenditoria agricola profondamente evolutasi in questi anni e superare così anche le anguste vicende che hanno caratterizzato in questi ultimi anni le relazioni con i lavoratori.
Auspico e mi adopererò nella mia funzione per alimentare una approfondita discussione nelle Commissioni consiliari a ciò deputate, tanto con le associazioni agricole ed il mondo dell’impresa quanto con il sindacato ed il mondo della ricerca e dell’università, per individuare le migliori e più avanzate soluzioni al servizio di un settore, quello agricolo, asset fondamentale della Basilicata”.