“Aumenta nel 2023, in maniera pericolosa, il divario tra Nord e Sud: il Mezzogiorno si spopola, la Basilicata risulta la regione più vecchia e con oltre 2.000 giovani under 35 che vanno via ogni anno, di cui 1000 laureati.
Abbiamo il tasso di emigrazione giovanile e laureati più alto d’Italia, pari al 55%.
Secondo il rapporto, salari, lavoro, povertà, emigrazione giovanile sono ‘le questioni più urgenti’ da affrontare.
Il Pil aumenta al Sud dello 0.4% rispetto a 0.8% del Centro-Nord, se a questo aggiungiamo l’autonomia differenziata, così come sino ad ora proposta, per la Basilicata e il Mezzogiorno forse sarà la mazzata finale”.
Così il capogruppo di Italia Viva, Luca Braia nel commentare i dati Svimez .
Afferma Braia:
“Dati emblematici.
Aggiungiamoci il primato negativo dell’emigrazione sanitaria e il livello più scarso in Italia per le infrastrutture: il quadro della nostra terra appare desolante.
La Regione Basilicata non dimostra capacità di reazione, né forza rivendicativa nei confronti di un Governo Nazionale per far aprire, magari, un dossier specifico sulla Basilicata, nonostante il Pnrr.
Purtroppo lo avevamo denunciato nel 2021: con le politiche dei ‘bonus’ (contributo sul gas e prossimamente forse sull’acqua) solo per famiglie, escludendo le imprese, non si va da nessuna parte.
La scelta di utilizzare con un logica tutta assistenziale i circa 150 Milioni di euro all’anno, frutto dell’intesa con Total ed Eni sul ‘Gas in Basilicata’ (meno di un decimo di quello estratto), per i prossimi 6/10 anni, non produrrà sviluppo o posti di lavoro.
Semplicemente nessun giovane lucano, laureato o diplomato si convincerà, per questi bonus, a rimanere o tornare in Basilicata.
Solo il lavoro e la qualità dei servizi, a partire da quelli sanitari, può convincere le nuove generazioni a rimanere o tornare e mettere su famiglia.
Le politiche di sviluppo, ad oggi, con oltre 3 miliardi di euro disponibili tra fondi strutturali, PNR e compensazioni ambientali, risultano essere quasi inesistenti o impercettibili e, soprattutto, inefficaci nel generare e attrarre nuovi investimenti.
Andrebbero invece pensate, concertate e attuate.
Che fine ha fatto l’impegno assunto con il ‘fondo imprese’ istituito grazie ad un emendamento di Italia Viva per sostenere il costo energia del sistema delle Imprese lucane?
Che fine hanno fatto le intese con Eni e Total sul gas, relative alla realizzazione di impianti produttivi che dovevano portare migliaia di posti di lavoro?
E la promessa di finanziare la proposta di legge di Italia Viva sul sostegno allo smart working per incentivare il rientro dei giovani lucani che lavorano fuori regione, finanziando le imprese?
E la promessa di incentivare la vera transizione energetica, estendendo il Bonus per la realizzazione degli impianti rinnovabili anche alle famiglie con il gas e alle Imprese?
Che fine ha fatto il progetto di rilancio delle aree produttive e industriali della Basilicata, o il progetto di valorizzazione del patrimonio forestale regionale con l’attivazione delle filiere produttive, l’attivazione del turn over e l’istituzione dell’agenzia forestale?
Che fine ha fatto Api_Bas?
Doveva riscrivere la nuova strategia di sviluppo della Regione e pare si sia distinta solo per i regolamenti di applicazione dell’azione connessa al gas.
Siamo di fronte ancora una volta ai dati statistici del contesto socio-economico nazionale e regionale di Svimez, a quelli ancora più drammatici sulla povertà del rapporto 2023 della Caritas, fortemente negativi per la Basilicata ed per il sud.
Non si può più procrastinare, abbiamo la necessità di ridisegnare completamente il sistema di welfare e sviluppo della regione Basilicata e del mezzogiorno in generale.
Puntare al potenziamento delle infrastrutture e alle politiche per attrarre investimenti strutturali e semplificati, che possano rendere competitivi gli investimenti produttivi nel tempo, a partire dai fattori economici legati all’innovazione ed all’energia.
Decisivo sarà farlo con tutte le regioni italiane, in un disegno strategico connesso al futuro dell’Italia e del mediterraneo, includendo le politiche migratorie, invocando l’attenzione che meritiamo al governo nazionale ed Europeo, o rimarremo schiacciati tra un Centro Nord che continua a crescere, l’Est Europa che attrae investimenti, imprese italiane e straniere e l’Africa Sub Sahariana che da qui al 2050 conterà per il 57% della crescita demografica globale.”