“I problemi che si stanno registrando nell’approvvigionamento dei vaccini, uniti al controverso comportamento delle case farmaceutiche, conferma quanta poca visione c’è stata nelle classi dirigenti nazionali e regionali nel non tutelare il patrimonio della nostra industria chimica.
Oggi, davanti alla sfida senza precedenti della pandemia, il nostro sistema produttivo si mostra non adeguatamente all’altezza di produrre innovazione e di competere con i colossi internazionali”.
Lo afferma il segretario generale della Cisl Basilicata Enrico Gambardella secondo cui:
“anche la Basilicata, un tempo sede di una importante filiera chimica, ha via via perduto terreno per l’incapacità di affrontare il tema della compatibilità ecologica delle produzioni chimiche, preferendo una più sbrigativa strategia di dismissioni che ha lasciato sul terreno un esercito di disoccupati di lunga durata, capannoni vuoti e aree inquinate da bonificare.
Allo stesso tempo è mancata una strategia in grado di interconnettere la ricerca di base con l’industria, creando di fatto le premesse di un abbandono generalizzato della chimica, con rare eccezioni.
Ora, con un apparato produttivo sottodimensionato, il paese è di fatto ostaggio delle strategie e dei capricci delle grandi multinazionali estere.
A rischio, così, è la tutela della salute degli italiani.
In tempi non sospetti proponemmo una legge regionale della ricerca che permettesse di riannodare i fili spezzati tra ricerca scientifica e tecnologica e attività produttive.
Proprio il settore chimico dovrebbe essere il crocevia di un nuovo patto tra ricerca e industria”.
Per Gambardella:
“si parla tanto di chimica verde: forse sarebbe il caso di passare dai buoni propositi ai fatti concreti.
Per questo proponiamo un tavolo di confronto con Regione, parti sociali, istituzioni della ricerca e università per gettare le fondamenta di un piano decennale per la new chemical industry focalizzato sullo sviluppo delle biotecnologie, dei biocarburanti, della farmaceutica avanzata e dei nuovi materiali.
Esiste già un piccolo nucleo di imprese nella nostra regione che operano con importanti risultanti sulla frontiera dell’innovazione: ora si tratta di dare massa critica a queste imprese affinché possano ampliare il proprio raggio competitivo.
La crisi sanitaria in corso è un monito a ritrovare l’autosufficienza minima nei settori strategici.
Non farlo significherebbe condannare il paese ad un inesorabile declino”.