Bonus mamme lavoratrici in arrivo: ecco i requisiti e come fare richiesta

La lunga attesa per il bonus madri lavoratrici potrebbe volgere al termine.

Dalle stanze del ministero del Lavoro filtrano segnali di movimento: secondo quanto riportato da Il Messaggero, il decreto attuativo che dovrebbe sbloccare il beneficio sarebbe ormai in dirittura d’arrivo.

Da Gennaio, oltre 360mila destinatarie sono rimaste a mani vuote, nell’ennesima sospensione amministrativa che somiglia più a un esercizio di pazienza che a una politica per la natalità.

Come spiegato da quiFinanza, la nuova Legge di Bilancio ha previsto un beneficio diverso rispetto al passato: un abbattimento parziale degli oneri contributivi riservato non solo alle lavoratrici dipendenti ma anche alle autonome.

Il requisito principale è il reddito: solo chi guadagna meno di 40mila euro l’anno potrà accedere allo sconto.

La misura include le madri con almeno due figli, sempre con il limite dei dieci anni per il più piccolo.

Le beneficiarie con tre o più figli hanno continuato a ricevere il contributo anche nel 2025, poiché la misura originaria resta in vigore.

Discorso diverso per le altre categorie, che attendono lo sblocco formale del nuovo meccanismo.

Il passaggio da un esonero totale a uno parziale, però, rappresenta un cambio non indifferente, che potrebbe incidere sull’effettiva portata dell’aiuto.

La nuova versione dell’incentivo, infatti, prevede un tetto massimo di reddito, l’accesso anche per chi ha contratti a termine o è autonoma, ma escludendo chi opera con il regime forfettario.

In questi casi, bisognerà attendere la pubblicazione ufficiale del provvedimento.

Il decreto necessario a rendere operativa la nuova versione dell’incentivo non è ancora stato pubblicato.

Secondo quanto riportato, l’intenzione del ministero sarebbe quella di calibrare con attenzione la percentuale di sconto contributivo da applicare, in modo da raggiungere la platea più ampia possibile.

Il punto critico riguarda le lavoratrici non dipendenti: la ministra Marina Calderone ha promosso l’inclusione di questa categoria, ma la disponibilità economica è ridotta.

A oggi, dunque, manca ancora il testo ufficiale che stabilisca le modalità di accesso, gli importi e la procedura per ottenere l’agevolazione.

Il ritardo, definito “inaccettabile” da Daniela Barbaresi della Cgil, ha riacceso il malcontento delle rappresentanze sindacali.

Il sindacato ha chiesto non solo di accelerare con l’approvazione del provvedimento, ma anche di estendere l’incentivo alle lavoratrici domestiche e correggere una misura che, così com’è, premia chi guadagna di più e dimentica chi ne avrebbe davvero bisogno.

Il budget stanziato per l’operazione è di 300 milioni di euro.

Per rispettare questa soglia, si starebbe valutando un’aliquota più bassa di sconto, in modo da non tagliare fuori nessuna potenziale destinataria.

Fonti interne hanno fatto sapere che una bozza del provvedimento è stata già trasmessa all’Inps, che sta lavorando con il ministero per finalizzare i dettagli.

La misura, pensata anche per contrastare il calo delle nascite, rischia però di non essere operativa prima della fine della primavera.

Una situazione che replica quanto accaduto l’anno scorso, quando gli sgravi in busta paga arrivarono con mesi di ritardo.

Anche le modalità per ottenere lo sconto potrebbero essere riviste.

È probabile che, come già avvenuto in passato, le domande andranno presentate all’Inps tramite il portale web oppure direttamente al datore di lavoro.

Non è ancora chiaro se per le autonome sarà previsto un canale dedicato.

Quel che è certo è che, per l’accredito effettivo, servirà ancora attendere: le prime mensilità potrebbero arrivare non prima di maggio.

Intanto, chi ha tre o più figli e un contratto a tempo indeterminato continua a beneficiare dell’esonero totale, fino a nuove disposizioni previste a partire dal 2027.