“Abbiamo posto in essere tutte le azioni possibili, sul territorio a caccia programmata, finalizzate al contenimento dei cinghiali, consapevoli che il loro sovrannumero provoca danni diretti e indiretti alle colture agricole e forestali e rappresenta un fattore di notevole rischio per l’incolumità delle persone, soprattutto in relazione agli incidenti stradali”.
È quanto dichiarato dal vicepresidente e assessore alle Politiche agricole e Forestali, Francesco Fanelli, in relazione ad alcune notizie apparse sulla stampa.
Particolare rilievo assume il “Piano di abbattimento selettivo e controllo della specie cinghiale”.
Il piano annuale per la caccia di selezione prevede 5.600 capi da abbattere di cui il 70% femmine giovani e sub-adulte di età inferiore a due anni.
Le modalità di prelievo della caccia di selezione sono l’abbattimento da appostamento fisso, l’abbattimento con metodo della girata e il “Prelievo di urgenza o su chiamata” che consente, nel caso di circostanze di potenziale pericolo o pericolosità imminente per le attività umane o per l’incolumità delle persone, in via straordinaria, l’autorizzazione a cacciatori di selezione residenti nel comune di appartenenza.
L’attuazione del Piano è demandata agli Ambiti territoriali di caccia (ATC), i quali utilizzano selecontrollori formati per la caccia di selezione.
Nell’anno 2021, con dati aggiornati alla fine di luglio, sono stati abbattuti oltre 1.000 capi, trend in crescita rispetto agli anni precedenti.
Il piano di controllo triennale 2021-2023 ha l’obiettivo di ridurre di almeno il 30 per cento le richieste dei danni causati alle colture agricole, adottando, a seconda dei periodi, le seguenti forme di prelievo: abbattimento da appostamento o abbattimento con metodo della girata e catture per mezzo di gabbie e/o recinti (chiusini).
Afferma l’assessore:
“Inoltre, siamo stati una delle prime regioni italiane a consentire che il proprietario conduttore del fondo agricolo, munito di porto d’armi possa richiedere l’autorizzazione all’abbattimento dei cinghiali che abbiano arrecato danni al proprio terreno, utilizzando l’apposita modulistica, la cui validità è di 12 mesi dalla data di rilascio.
Accanto a queste misure abbiamo approvato il primo progetto pilota per la realizzazione di una filiera delle carni di cinghiale lucano, provando a trasformare il problema in una opportunità economica attraverso la riduzione della presenza di ungulati sul territorio e dando la possibilità a un’azienda lucana di esportare un prodotto di qualità”.
Sul territorio regionale ci sono tre mattatoi autorizzati alla lavorazione delle carni di fauna selvatica (Tito Scalo, Atella e Calvello).
“Nel caso in cui i Comuni vogliano presentare istanza di apertura di ulteriori mattatoi – afferma Fanelli – la Regione non avrebbe alcun motivo ostativo alla loro attivazione, previo possesso dei requisiti previsti dalla normativa di settore”.
Infine, l’assessore pone l’accento sui corsi di abilitazione e sulla necessità di misure straordinarie:
“Nonostante le difficoltà causate dalla pandemia da Covid-19 è opportuno ricordare che solo nell’ultimo anno abbiamo abilitato 319 selecontrollori, che si aggiungono agli oltre 1.500 operatori già formati, senza dimenticare i corsi per conduttore di cane limiere.
Siamo consapevoli che pur mettendo in campo tutte le azioni descritte, compresa la riunione tenuta con i Prefetti per consentire ai sindaci di emanare ordinanze contingibili e urgenti il problema, presente in tutte le regioni italiane, purtroppo non trova una soluzione definitiva.
Già in passato abbiamo chiesto formalmente l’intervento del Governo centrale, e torneremo a farlo, affinché siano attivate misure straordinarie per arginare quella che è una vera e propria emergenza”.