La necessità di sostegno per il rilancio di tutte le imprese del settore moda e in particolare delle sartorie artigiane e dei piccoli negozi di vendita di abbigliamento ed accessori è sostenuta da Confartigianato.
Parliamo di 56mila aziende con 464mila addetti, di cui il 67% sono micro e piccole imprese.
Si tratta di un settore ad alta vocazione artigiana, con 36mila imprese artigiane che danno lavoro a 157mila addetti, un terzo dell’occupazione del settore.
Ecco quanto sostiene il Presidente di Confartigianato Moda, Fabio Pietrella:
“Le imprese dei settori tessile, abbigliamento, calzature hanno bisogno di un intervento robusto, di ben altro spessore rispetto alla misura contenuta nella Legge di Bilancio.
Serve anche e soprattutto un piano più ampio di interventi che restituiscano slancio al comparto manifatturiero simbolo del made in Italy nel mondo, che ha subito i peggiori effetti della crisi da Covid-19.
I numeri parlano chiaro: nei primi dieci mesi del 2020 ha registrato una perdita di fatturato del 21,9%, oltre otto punti in più del calo del 13,4% della media del manifatturiero.
I mancati ricavi delle imprese della moda tra gennaio e ottobre sono pari a 15,5 miliardi di euro, di cui 10 miliardi di minori esportazioni.
In pratica, 1 miliardo in meno al mese di made in Italy della moda venduto nel mondo.
Se consideriamo che i 15 milioni di euro in tre anni destinati dalla Legge di bilancio alle industrie del biellese coprono appena il 2,6% dell’occupazione della moda italiana, le dimensioni minime di un intervento a sostegno di uno dei settori manifatturieri che, insieme all’auto, sta soffrendo maggiormente la crisi, dovrebbe essere di almeno seicento milioni di euro. Ma, mentre per il settore dell’auto sono molte le misure di sostegno anche nella legge di bilancio, per le imprese del tessile/abbigliamento/calzature è sino ad ora arrivato ben poco”.
Rosa Gentile, dirigente nazionale Confartigianato, sottolinea:
“La sartoria artigiana che in Basilicata conta su circa 200 ditte individuali e piccole imprese, a cui aggiungere alcune centinaia di esercizi specializzati di vendita, è culla dell’alta moda italiana e il segreto del suo successo, come testimoniano prestigiose attività a Matera e nel resto della regione.
La fase di blocco di eventi – matrimoni, cerimonie, ecc – si fa ancora sentire in maniera diretta e pesante sull’alta sartoria che non è in grado ancora di programmare la ripresa e si ritrova con magazzini pieni.
A questo si aggiunge l’incremento di vendite on line che penalizzano fortemente il settore artigiano.
Una tendenza sempre più affermata negli anni è comunque incoraggiante: la globalizzazione, la massificazione e l’omologazione hanno scatenato un fenomeno di pari forza ma opposto vale a dire la voglia di personalizzazione, originalità, qualità e buon gusto.
E tutto questo è successo appena in tempo prima che ‘maestri e maestre’ italiani sparissero per raggiunti limiti di età e, con loro, il patrimonio di competenze, conoscenze e cultura unici al mondo.
Il sistema moda non è solo grandi firme, ma è anche una vasta rete di piccoli artigiani, che dal disegno al taglio realizzano capi unici.
La sartoria artigianale è un settore ancora vivace, ed il sarto-sarta è una professione ‘a tutto tondo’ riscoperta da giovani e meno giovani che voglio distinguersi.
Il segnale tra i più positivi sul risveglio del settore è che il 17% delle imprese sono imprese giovani con titolari sotto i 35 anni.
Dobbiamo fare in modo però che tutto questo non svanisca e che quindi evitare che nel nuovo anno spariscano tante attività dalle sartorie dei piccoli comuni agli atelier di moda”.