Il blocco dei licenziamenti sarà prorogato fino al 30 Aprile?
Come in molti ricorderanno il provvedimento, incluso nel Decreto legge di Agosto, scade il 31 Marzo.
Queste le ipotesi su cui sta lavorando il Governo come anticipato da “Huffpost”:
“La mini proroga riguarderà tutte le imprese e quindi tutti i lavoratori.
Poi il divieto andrà avanti, ma solo per le aziende e per i dipendenti dei settori che hanno fatto più fatica nei dieci mesi della pandemia e che avranno altrettante difficoltà nel provare a risalire il fosso della crisi provocata dal Covid.
Per questo secondo step le valutazioni sono ancora in corso (una delle ipotesi è un allungamento fino al 30 giugno) e comunque il Governo vuole confrontarsi con i sindacati prima di chiudere il pacchetto.
Un pacchetto in stato avanzato, ma ancora non definitivo.
Il Mef precisa a Huffpost che ‘si tratta di un’ipotesi da valutare’.
Prima ancora dei dettagli, prima ancora di come impatterà sul mercato del lavoro dopo quasi un anno di congelamento dei licenziamenti, c’è la collocazione dello schema.
Sarà inserito nel decreto Ristori 5, il provvedimento che l’esecutivo punta a portare la prossima settimana sul tavolo del Consiglio dei ministri.
Quello che contiene i nuovi aiuti alle attività colpite dalle restrizioni e dalle chiusure, ma anche il rifinanziamento della cassa integrazione, e poi soldi per sanità, scuola, Regioni e Comuni (ci sarà anche un intervento per posticipare l’invio di 50 milioni di atti dell’Agenzia delle Entrate nello stesso decreto o in un provvedimento ad hoc).
La collocazione non è una questione meramente burocratica.
È anche politica. Come i cosiddetti ristori, anche i licenziamenti diventano ‘affari correnti’.
Rientrano cioè nell’attività autorizzata dal Quirinale dopo le dimissioni di Giuseppe Conte.
Il perimetro non è definito puntualmente, ma possono rientrare anche i decreti legge dettati da ragioni di necessità e urgenza.
La scelta politica è questa: intervenire su una materia che ha sì bisogno di essere normata prima, per preparare imprese e lavoratori, ma allo stesso tempo il blocco scade il 31 marzo, tra due mesi.
Insomma, letta dalla prospettiva opposta, la decisione poteva essere adottata anche dal prossimo governo, Conte ter o altro che sia.
Se però il Governo ha deciso di accelerare è perché i segnali che arrivano dal mondo del lavoro sono molto tesi.
Le nuove restrizioni anti Covid, con quasi tutta Italia in zona arancione o rossa, stanno accrescendo le perdite e i fabbisogni delle imprese.
Ma anche la necessità per molti di mettere mano alla pianta dei dipendenti.
Da Confindustria sono arrivati molti segnali sulla necessità di togliere il tappo ai licenziamenti, seppure con alcune deroghe.
Appena tre giorni, fa, in un’intervista al Corriere della Sera, il vicepresidente per le Relazioni industriali Maurizio Stirpe si è espresso così: ‘Giusto prorogare il blocco dei licenziamenti per le attività che sono chiuse per decreto.
E a queste lo Stato deve garantire, oltre agli ammortizzatori, la sospensione degli obblighi fiscali. Ma le altre devono potersi ristrutturare. Prima verrà data loro la possibilità di farlo, prima potranno ripartire‘.
Insomma, serve una decisione imminente.
E lo schema di via XX settembre dovrà tenere conto anche delle posizioni di tutti gli altri attori della partita licenziamenti. Anche dentro al Governo.
Una parte dei 5 stelle, infatti, spinge per una proroga generalizzata fino a fine giugno.
Mentre lo schema, come si diceva, prevede un nuovo stop che vale per tutti e poi uno successivo solo per le imprese più in crisi: turismo, commercio, una parte della ristorazione, forse fiere e congressi.
Ma l’ostacolo più grande è quello del posizionamento delle parti sociali.
Soprattutto lato sindacati. Cgil, Cisl e Uil spingono per una proroga che valga per tutti e lunga, oltre fine aprile.
La trattativa è già nelle cose e andrà in scena nel corso di un incontro con il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri e con quello del Lavoro Nunzia Catalfo.
Quella della proroga dei licenziamenti non sarà la sola coperta che sarà tirata su un Paese ancora estremamente fragile.
Nel nuovo decreto Ristori saranno rifinanziate tutte e tre le forme della cassa integrazione Covid.
Così: quasi 8 miliardi per 26 nuove settimane di cassa in deroga, 8 nuove settimane per l’ordinaria, 180 giorni per i lavoratori agricoli.
Sempre per la tutela dei lavoratori ci sarà 1 miliardo per il rifinanziamento della Naspi.
Sono arrivate tantissime domande per l’indennità di disoccupazione e tra queste alcune sono da collegare a licenziamenti che sono stati fatti in questi mesi.
Già perché il blocco c’è stato, ma c’è stato anche chi è stato licenziato.
Fino a giugno se ne sono contati 118mila. Si capirà dall’applicazione del nuovo schema se è stato un caso isolato o se invece qualcun altro sarà licenziato anche se non si poteva”.
Cosa ne pensate?