Coronavirus, grido di aiuto dei cittadini del materano: “Non abbiamo le risorse per poter star fermi mesi o anni”

Questa la lettera-appello dei titolari di “partite iva” dei Comuni di Tricarico (MT), Irsina (MT) e Moliterno (PZ) alla Regione Basilicata, ai sindaci e al Governo nazionale:

“Oggetto: ‘Paesi e comunità ex zona rossa’.

Illustrissimi Presidente del Consiglio Dei Ministri e Ministro dell’Economia e Finanza, siamo le piccole ‘Partite IVA’ dei comuni di Tricarico, Moliterno e Irsina, in Basilicata. Paesi che, nella scorsa primavera, sono stati dichiarati ‘zona rossa’ a causa del gran numero di contagi da Covid-19.

Ci permettiamo di scrivere per chiedere attenzione e di ricordarVi di noi. Siamo lavoratori autonomi, ma rappresentiamo anche una comunità.

Siamo piccoli paesi, piccole comunità che hanno dovuto subire ed affrontare qualcosa di troppo grande.

Come tutti, naturalmente. Solo che il nostro essere paesi e comunità piccole, con meno di 5.000 abitanti ciascuno, ha ingigantito l’impatto della pandemia.

Così piccoli, non abbiamo avuto e non abbiamo tuttora una adeguata capacità e forza di reazione.

Ci siamo rialzati in piedi, questo sì.

Ma con difficoltà e con molta paura per il futuro. Siamo ancora barcollanti, non sentiamo nelle gambe la forza necessaria a sorreggerci.

Siamo in molti a credere che il perdurare di questa condizione porterà ad una imminente chiusura di un gran numero di attività commerciali ed artigianali.

Più d’uno di noi si è già rivolto ai propri commercialisti per definire la cessazione dell’attività entro fine anno, altri parlano sempre più spesso di emigrare.

Se tutto questo dovesse concretizzarsi, i nostri paesi inizierebbero a spegnersi. Nel giro di pochi decenni non esisterebbero più.

Negli scorsi mesi siamo entrati in contatto con altri paesi e comunità d’Italia ex-Zona Rossa. Per confrontarci, per consigliarci e supportarci a vicenda. Per scambiarci informazioni ed idee.

Contatti e collaborazioni che continuano ancora oggi. In silenzio.

Perché una caratteristica dei lavoratori autonomi italiani è quella di non lamentarsi di fronte ad ostacoli e disgrazie, ma di rimboccarsi le maniche e riprendere a lavorare con ancor più vigore.

Ma in tutti i contatti avuti e che continuiamo ad avere resta ancora fissa una costante: lo sconforto nel presente e la mancanza di fiducia nel futuro.

Da nord a sud, in paesi grandi e piccoli, i lavoratori autonomi non riescono più a credere nella propria ripresa. Sono sempre più coloro che ipotizzano una propria resa.

È di pochi giorni fa la decisione di prolungare la condizione di ‘Emergenza Covid’ fino a Gennaio 2021. Per ora.

Sono quotidiane le notizie di aumento del numero dei contagiati.

Ed anche se si cerca di farlo in modo quanto più mirato possibile, quartieri e frazioni invece che interi paesi, sono in aumento anche le micro- ‘zone rosse’.

Siamo sempre più gli autonomi che credono in un prossimo e nuovo ‘lockdown’ generale. Se questo dovesse accadere, per le nostre attività sarebbe tombale. Perché per il lavoratore autonomo il proprio lavoro è la propria vita. E non è un modo di dire, bensì la verità.

Sappiamo benissimo che Governo e Parlamento si sono fattivamente impegnati, non solo a parole, nei nostri confronti.

Ma noi piccole ‘Partite IVA’ abbiamo un limite: il nostro essere piccoli, appunto, non ci permette di aspettare.

Non abbiamo le risorse per poter star fermi per mesi o anni.

Sì, è vero. Praticamente tutti abbiamo fatto ricorso ai prestiti agevolati garantiti dallo Stato e alle altre agevolazioni a noi destinate. Tutto quello che ci è stato dato lo abbiamo utilizzato per le nostre attività, per rimetterci in moto e far fronte agli impegni. Ma purtroppo non basta.

Sì, è vero anche questo. Purtroppo non basta perché molti di noi, stante il perdurare della condizione di ‘Emergenza’, non possono riaprire le proprie attività. E chi ha ripreso a lavorare non lo sta facendo ai livelli pre-Covid. È la ‘sfortuna’ di essere “piccoli”.

Sfortuna che, a quanto sembra, non colpisce i ‘grandi’ e le multinazionali delle vendite e dei servizi. Gran parte della nostra clientela, che nei mesi di ‘lockdown’ si era giustamente rivolta a loro, non sta tornando nei nostri negozi, nei nostri laboratori artigianali. Noi ‘piccoli’ continuiamo ad avere difficoltà a vendere. E vendere, per noi, è vitale.

Però non vogliamo arrenderci! Non ancora. Ed è per questo che stiamo qui a scriverVi.

Come già scritto, pochi giorni fa è stata giustamente presa la decisione di prolungare la condizione di ‘Emergenza Covid’. Ma è stata presa anche un’altra decisione.

Dal 15 Ottobre, fra qualche giorno, l’Agenzia Delle Entrate ricomincerà a chiedere i pagamenti dovuti. E la domanda che ci stiamo ponendo tutti e che ci ha spinti a scriverVi è: “Come faremo?”.

Come faremo ad ottemperare ai pagamenti se in questi mesi non abbiamo potuto lavorare o abbiamo lavorato male e, quindi, non abbiamo incassato a sufficienza?

I paesi e le comunità cosiddette ex-‘zone rosse’ sono tanti. Ma trattandosi di paesi soprattutto piccoli, come numero di abitanti raggiungiamo all’incirca il 3% della popolazione italiana.

Essendo piccoli, inoltre, non abbiamo nei nostri territori grandi aziende o multinazionali se non in poche realtà. E la nostra incidenza sull’economia nazionale non raggiunge l’unità percentuale.

I paesi e le comunità ex-‘zona rossa’ incidono sull’economia nazionale per meno dell’1%. Ciò significa che anche le somme a noi giustamente richieste dall’Agenzia delle Entrate rappresentano meno dell’1% del totale nazionale.

C’è un altro fattore da tenere in massima considerazione: nei piccoli paesi siamo tutti interdipendenti.

Non è possibile fare nette distinzioni di categorie.

E le piccole ‘Partite IVA’, i cosiddetti ‘autonomi’, ne sono la vitale spina dorsale e supportano e giustificano anche i lavoratori (e le rispettive famiglie) che autonomi non lo sono.

La chiusura delle attività ‘autonome’ nei piccoli paesi dà il via ad una emigrazione verso le città, che porta in breve alla morte del piccolo paese.

In virtù di quanto appena esposto siamo qui a chiederVi due cose:

– per tutti i paesi e le comunità ex- ‘zona rossa’ il blocco di tutte le riscossioni e gli invii di accertamenti e cartelle esattoriali da parte dell’Agenzia Delle Entrate, fino al termine della condizione di ‘Emergenza Covid’;

– la creazione di un tavolo di lavoro tra Parlamento e rappresentanti dei paesi ex- ‘zona rossa’, per studiare delle deroghe e delle Leggi ad hoc che consentano a queste comunità un ritorno più lento e graduale al rispetto della Legislazione Nazionale in materia di riscossione delle imposte”.