“La Basilicata si attivi con altre Regioni italiane per poter individuare i potenziali donatori di plasma iperimmune, prelevare, congelare lo stesso e utilizzarlo quando serve”.
L’invito alla Regione Basilicata è dell’Avis regionale, che:
“plaude alla prospettiva positiva sull’utilizzo del plasma iperimmune da donatori guariti dall’infezione da Covid 19 che può costituire una risposta terapeutica efficace verso il virus”.
Il presidente regionale dell’associazione, Sara De Feudis, spiega:
“Avis Basilicata con oltre 18 mila donatori può essere un importante settore di studio e di indagine nella nostra regione, utile per la diffusione capillare sul territorio.
In alcune parti d’Italia si lavora già su questo fronte”.
Domenico Cavaliere, direttore sanitario dell’Avis regionale di Basilicata, aggiunge:
“Il lavoro fatto al ‘San Matteo’ di Pavia e al ‘Carlo Poma’ di Mantova è interessante per i risvolti terapeutici ottenuti, sia diminuendo la mortalità, sia migliorando i parametri respiratori e dell’infiammazione.
In Basilicata il numero di soggetti potenzialmente in grado di diventare donatori di plasma iperimmune, si presume non essere elevato.
Quello che può rappresentare un obiettivo a breve termine per Avis e per la Regione Basilicata è di mettersi in contatto con le Regioni che stanno utilizzando il metodo Pavia per partecipare all’arruolamento dei potenziali donatori, (dopo aver effettuato tutti i test e la valutazione anamnestica previste per le donazioni) e donare il plasma.
E’ importante partire subito perché la concentrazione degli anticorpi neutralizzanti non dura per molto, pertanto è fondamentale immagazzinare il plasma a concentrazione ottimale in bio-banche e utilizzarlo quando serve quale arma contro la polmonite da Covid 19.
Questo permette di non perdere anche i non numerosi donatori di siero iperimmune della regione Basilicata.
Un obiettivo a medio termine sollecitato da Avis Nazionale è, con il supporto di tutti i donatori, con la disponibilità e la generosità di sempre, non solo l’utilizzo del plasma iperimmune, ma soprattutto l’utilizzo del plasma dei donatori per la produzione di immunoglobuline attraverso la lavorazione industriale”.