Il ministro della Salute, Roberto Speranza, intervenendo oggi al Senato ha dichiarato:
“Non dobbiamo mai perdere la memoria di quello che abbiamo tragicamente vissuto.
Ogni scelta deve tenere presente cosa sono stati gli ultimi mesi.
Non possiamo, asciugate le lacrime, dimenticare l’incubo che abbiamo vissuto.
Abbiamo l’obbligo politico e morale di trarre insegnamenti da una lezione senza precedenti.
Dobbiamo fare tesoro dell’esperienza, valorizzare e mettere in condizione di lavorare meglio tutto il personale sanitario e correggere i limiti che l’emergenza ha evidenziato.
Oggi, ancor più di ieri sono convinto che il nostro è davvero un grande Paese che ha la forza, le energie e le competenze per attuare quanto previsto dal magistrale articolo 32 della nostra Costituzione.
Serve una limpida dialettica tra maggioranza ed opposizione, tra forze che a diversi livelli istituzionali hanno, nella gestione della sanità, rilevanti e concorrenti responsabilità di governo, così come definito dall’articolo 117 della nostra Costituzione.
Per me la collaborazione non è una scelta ma un vero e proprio obbligo istituzionale.
Le misure adottate sono state sempre accompagnate da scelte difficilissime.
Esse, insieme ai sacrifici straordinari di milioni di italiane e di italiani, ci hanno permesso di piegare la curva del contagio.
Non dobbiamo dimenticarlo mai.
È con le misure che governo e regioni hanno adottato che abbiamo salvato la vita a migliaia di persone, abbiamo alleggerito il peso insostenibile che arrivava sui nostri presidi sanitari e abbiamo sviluppato, giorno dopo giorno, le condizioni perché l’Italia potesse finalmente ripartire.
Siamo stati il primo Paese occidentale ad essere colpito, abbiamo dovuto agire senza avere un modello facilmente replicabile.
Le nostre scelte, nelle settimane successive, sono state seguite da quelle di molti altri Paesi d’Europa e del mondo.
Oggi possiamo dire che non vi era alternativa alla durezza delle misure adottate.
I luoghi del mondo dove si è scelta una strategia più morbida, penso a chi ha provato a seguire la strada dell’immunità di gregge, stanno pagando un prezzo molto più salato in termini di vite umane oltre che in termini economici.
Io credo, che tutti, politica, mondo sanitario, scienziati, tanto più dopo un lungo lockdown, dobbiamo avere misura nelle nostre affermazioni e mai dare messaggi contraddittori ai nostri concittadini.
Dentro diverse legittime valutazioni e ricerche scientifiche, io credo che non dobbiamo alimentare una surreale divisione tra pessimisti ed ottimisti.
Una seconda ondata o una recrudescenza non è certa, ma è possibile.
E quindi bisogna essere pronti.
L’intervista di stamattina su ‘la Stampa’ di Antony Fauci è a tal proposito molto chiara.
Restiamo, tutti, rigorosamente ancorati ad una valutazione oggettiva dei dati e dei fatti.
C’è una costante: aumentano i guariti, si riduce la curva del contagio, molte regioni sono a zero o prossime allo zero, diminuiscono i deceduti.
L’indice Rt è in tutta Italia sotto la soglia di 1.
Sono dati oggettivamente incoraggianti che però continuano a rappresentare solo una parte della realtà.
Le analisi rilevano con la stessa chiarezza due indicazioni ben precise che non possiamo e non dobbiamo sottovalutare.
La prima: l’epidemia non si è conclusa, non è finita.
Ci sono ancora focolai di trasmissione attivi.
La seconda: il virus, anche se in forma ridotta e con una prevalenza di casi asintomatici, continua a circolare.
Questi due dati, altrettanto oggettivi come quelli positivi, che ho precedentemente richiamato, ci devono invitare ad una convinta e responsabile ulteriore prudenza.
Siamo sulla strada giusta, ma il nemico non è vinto.
Perché ‘convivendo’ con il Covid, in una situazione in cui aumentano le attività e si liberalizzano gli spostamenti, ne deriva inevitabilmente il moltiplicarsi delle probabilità di ‘incontrare” il virus’.
Il governo è al lavoro per garantire la riapertura in piena sicurezza di tutte le scuole a partire dal mese di settembre.
La mia opinione è che questa riapertura rappresenti la priorità assoluta su cui concentrare tutta la nostra attenzione e tutte le nostre risorse.
Il diritto all’istruzione dei nostri figli garantito dalla Costituzione, è il fattore essenziale per il futuro del Nostro Paese.
Uno dei nodi più rilevanti riguarda gli spostamenti internazionali da e verso i paesi extra Shengen.
La mia opinione è che il quadro epidemiologico mondiale non offra ancora sufficienti garanzie per una apertura senza regole prudenziali già dal 15 giugno.
I dati che arrivano da molte aree del mondo, in particolare dalle Americhe e dall’Oriente, segnalano una crescita preoccupante del contagio che non possiamo permetterci di sottovalutare.
In Europa le cose vanno meglio.
Ma il quadro globale è ancora molto complesso”.
Inoltre il ministro, nel corso dell’informativa alla Camera, ha aggiunto:
“La prudenza resta, per me, la regola fondamentale, perché non saremo definitivamente sicuri senza il vaccino che è lo strumento principe per sconfiggere definitivamente questa pandemia”.