Un anno fa l’Italia piombava in uno dei momenti più tragici dal Dopoguerra.
Dopo che il virus aveva preso piede anche nel nostro Paese, l’allora Premier Giuseppe Conte annunciò il lockdown che ci costrinse a riprogrammare le nostre vite all’interno del perimetro delle nostre case: una chiusura che letteralmente svuotò vite e città.
Il primo dei tanti decreti, quello del 9 Marzo 2020 appunto, stabilì che l’Italia dovesse diventare un’unica zona rossa.
L’11 Marzo l’annuncio: non si poteva uscire se non con una “autocertificazione”, per motivi di lavoro, di salute o per fare la spesa. Chiuso tutto il resto: negozi, scuole, ristoranti, eventi pubblici di ogni tipo.
Da allora nulla è stato più come prima: strade vuote, file ai supermercati ma soprattutto paura, incertezza e solitudine hanno costellato le nostre vite.
A queste abbiamo risposto con canti dai balconi e striscioni arcobaleno riscoprendo il significato di “resistenza”.
In molti ricorderanno l’immagine-simbolo di questi mesi: una lunga colonna di mezzi militari che trasportavano bare lungo le strade di una buia e ferita Bergamo, in fila, uno dietro l’altro, a formare un triste corteo.
Mentre il resto del mondo viveva e purtroppo moriva da remoto.
Gli adulti facevano i conti con lo smart-working e negli ospedali e nelle case di riposo gli anziani affrontavano la malattia da soli o trovavano la morte a causa del virus.
Poche le evasioni concesse tanto che per mantenersi in allenamento in molti organizzarono scambi tennistici da un balcone all’altro; altri si improvvisarono o riscoprirono pizzaioli e fornai: farina e lievito registrano il “tutto esaurito”.
Ad un anno da allora, oggi per l’Italia si parla di un nuovo lockdown. A preoccupare la velocità di diffusione delle varianti, soprattutto tra i più giovani.
Si fa sempre più concreta l’idea di un’altra Pasqua, dopo Natale e Capodanno, da vivere con le restrizioni.
Ancora vivida nel ricordo degli italiani, l’immagine potente dell’Urbi et Orbi di Papa Francesco solo nell’immensa piazza San Pietro così come l’omaggio al Milite ignoto, in una deserta piazza Venezia, del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Dopo un anno di resistenza la guerra non è ancora finita.
Anche se ora abbiamo un alleato decisivo: il vaccino.