Il ministero della Salute, con una circolare, dà il via libera all’uso dei test salivari nelle scuole per la diagnosi di infezione da Covid.
Viene però suggerito di ricorrere al campione di saliva «qualora non sia possibile ottenere tamponi oro-nasofaringei».
La circolare sottolinea inoltre che il test salivare può essere considerato un’opzione per il rilevamento dell’infezione:
“in individui asintomatici sottoposti a screening ripetuti per motivi professionali o di altro tipo, per aumentare l’accettabilità di test ripetuti, qualora vengano sottoposti a screening individui molto anziani o disabili o in caso di carenza di tamponi”.
Questo perché:
“gli studi disponibili indicano una sensibilità diagnostica variabile dei test molecolari su campioni di saliva, in relazione alla tecnica di raccolta: una sensibilità maggiore è stata rilevata nella saliva orofaringea posteriore del primo mattino, mentre una sensibilità inferiore è stata osservata con la tecnica del ‘general spitting'”.
Inoltre si precisa che:
“la sensibilità diminuisce dopo i primi cinque giorni dall’inizio dei sintomi.
I dati sull’uso della saliva in pazienti pediatrici sono limitati, anche se, data la semplificazione della tecnica di prelievo i test salivari possono rappresentare uno strumento utile per il monitoraggio e controllo dell’infezione da Sars-CoV-2 in ambito scolastico.
Alcuni studi pubblicati nel 2020 hanno rilevato sensibilità comprese tra il 53 e il 73%“.