Il Procuratore Distrettuale Francesco Curcio rende noto:
“Su disposizione della Procura della Repubblica di Potenza, nella mattinata odierna, i Carabinieri Forestali del Gruppo e del Nucleo Investigativo Ambientale Agroalimentare e Forestale di Potenza, hanno eseguito cinque misure cautelari personali (tre arresti domiciliari e due divieti di dimora nella Regione Basilicata) a carico di funzionari dell’Ufficio Difesa del Suolo, Geologia ed Attività Estrattive della Regione Basilicata, nonché di alcuni imprenditori del settore, indiziati dei reati di tentata concussione, corruzione e falso ideologico.
Le indagini, iniziate nel 2021 e condotte da questo Ufficio con il supporto del predetto Nucleo Investigativo, hanno permesso di accertare, a livello di gravità indiziaria, grazie anche all’uso di intercettazioni telefoniche ed ambientali, un’allarmante e pervasivo sistema di vero e proprio addomesticamento delle funzioni pubbliche di controllo proprie dei funzionari regionali, che, sulla base del quadro indiziario emerso, a fronte di diversi tipi di regalie e vantaggi economici, beneficiavano alcuni imprenditori dediti alla coltivazione mineraria di cave ubicate nella Regione Basilicata consentendo loro, di fatto: di evitare di porre in essere le previste (ed ovviamente onerose) attività di ripristino ambientale a valle dell’attività estrattiva e di evitare che la Regione Basilicata escutesse le fideiussioni bancarie che i titolari di cave sono tenuti ad apprestare proprio a garanzia del corretto adempimento delle predette attività di ripristino.
Le indagini hanno fatto emergere un comportamento molto accorto e guardingo degli indagati nei cui confronti, tuttavia, grazie alla professionalità degli investigatori, sono stati comunque acquisiti indizi di reato ritenuti gravi.
Infatti, a seguito delle intercettazioni, i predisposti servizi di appostamento effettuati dalla polizia giudiziaria coordinata da questo Ufficio hanno consentito di tracciare gli incontri dei funzionari pubblici indagati e dei rappresentanti delle ditte “amiche”, in luoghi sempre diversi e “riservati” esterni agli Uffici, come ad esempio auto, bar, distributori di benzina, ecc.
Il meccanismo normativo, che permette la continuazione delle varie fasi dell’attività estrattiva previo ripristino ambientale delle fasi già completate, sulla base degli indizi raccolti durante le indagini le cui risultanze sono da verificare in sede dibattimentale) risultava del tutto aggirato sia attraverso verbali di sopralluogo ideologicamente falsi – che cioè davano atto di attività di ripristino non svolte – sia con la mancata escussione delle polizze fideiussorie nel caso di mancato ripristino.
Dalle indagini, dunque, emergeva (sempre a livello di gravità indiziaria) una violazione sostanziale e reiterata delle normative volte alla tutela dell’ambiente e del paesaggio che, ancorchè coperta da una formale regolarità amministrativa, ha determinato danni al paesaggio lucano, anche attraverso la vanificazione dei controlli di polizia che dovevano necessariamente fermarsi di fronte ad autorizzazioni rilasciate dalla Regione.
In sostanza gli indizi raccolti consentono di affermare, allo stato, che a fronte dei benefici ottenuti dai funzionari pubblici e del profitto per gli imprenditori, è corrisposto un grave danno al territorio lucano, deturpato da voragini la cui eventuale eliminazione e messa in sicurezza richiederà uno sforzo economico notevolissimo da parte della Regione Basilicata (anche in considerazione del fatto che, come detto, le fideiussioni che gli imprenditori fornivano all’Amministrazione regionale, non sono state escusse nei tempi dovuti).
Non può non evidenziarsi, infine, una nota positiva: in un caso è emerso a livello di gravità indiziaria che ad un imprenditore erano stati richiesti, da un Pubblico Ufficiale sottoposto ad indagine, esborsi di denaro per lo svolgimento di attività di Ufficio.
Ebbene, questo imprenditore ha collaborato con gli inquirenti denunciando i ricatti che gli erano stati rivolti.
Grazie alle sue propalazioni, quindi, una delle vicende oggetto dell’indagine non solo è emersa, ma, sulla base delle susseguenti investigazioni, è stata ritenuta dimostrata a livello di gravità indiziaria, consentendo, così, l’adozione del provvedimento cautelare anche per tale episodio.
In conclusione, sono stati raggiunti da misure cautelari cinque indagati:
- Cafarella Nicola, funzionario dell’Ufficio Difesa del Suolo, Geologia ed Attività Estrattive della Regione, la misura cautelare del divieto di dimora nella Regione Basilicata;
- Palma Donato, funzionario dell’Ufficio Difesa del Suolo, Geologia ed Attività Estrattive della Regione, la misura cautelare del divieto di dimora nella Regione Basilicata;
- Nella Vito Antonio, funzionario dell’Ufficio Difesa del Suolo, Geologia ed Attività Estrattive della Regione, la misura cautelare degli arresti domiciliari;
- Alianelli Luigi, imprenditore operante nel settore della coltivazione delle cave, la misura cautelare degli arresti domiciliari;
- Grieco Giuseppe., imprenditore operante nel settore della coltivazione delle cave, la misura cautelare degli arresti domiciliari”.