Il crollo dell’edificio in via Protospata avvenuto ieri a Matera impone un censimento degli edifici più vetusti ed una indagine approfondita su quelli più vulnerabili dal punto di vista statico.
E’ questa la posizione del gruppo Architetti Innovativi Matera che sottolinea l’urgenza della messa in sicurezza del tessuto urbano nato in anni di deregualtion urbanistica:
“Diverse aree della città, costruite tra gli anni ’50 e ’80, presentano immobili con problemi di sopraelevazioni che aumentano il rischio statico perchè realizzati con tecniche costruttive diverse e materiali poco compatibili tra di loro.
La zona di Via Piave e via Stigliani, i quartieri a ridosso del limite superiore dei Sassi, il quartiere Piccianello, tanto per citarne alcuni, presentano un patrimonio edilizio costruito su terreni argillosi e con fondazioni superficiali che non sempre garantiscono elevati standard di sicurezza”.
Affermano gli architetti Giovanni Martemucci e Sergio Venezia:
“Solitamente sono abitazioni realizzate in tufo o con tecnica mista che non offrono un adeguato livello di affidabilità statica e di sicurezza: presentano criticità ad eventi calamitosi imprevedibili come terremoti, episodi atmosferici estremi o infiltrazioni da falda acquifera.
Con la conseguenza che, in assenza di monitoraggio continuo sulle strutture, nelle situazioni più estreme, si arriva al collasso improvviso delle strutture.
Strutture che, come nel caso di vico Piave e via Protospata, erano realizzate con muri portanti in tufo, particolarmente vulnerabili a qualsiasi variazione statica.
L’amministrazione comunale dovrebbe dare corso, immediatamente, ad un programma di monitoraggio e valutazione di questi immobili a rischio, al fine di evitare situazioni di pericolo per i cittadini promuovendo una contestuale messa in sicurezza del tessuto urbano sul quale queste abitazioni insistono”.
Con l’attivazione di appositi tavoli tecnici si può arrivare ad una zonizzazione delle aree più vulnerabili individuando soluzioni che migliorino le performance strutturali degli edifici privati anche attraverso lo strumento della demolizione-ricostruzione.
Ovviamente occorrerebbe rendere conveniente la demolizione e la ricostruzione di parti di tessuto urbano, sorte in anni di “libertà urbanistica”.
Solo con un programma di monitoraggio, sopralluoghi tecnici ed incentivazione alla ristrutturazione si può garantire il miglioramento sismico degli edifici, la regimentazione del sottosuolo e la riorganizzazione delle reti dei servizi con un enorme guadagno in sicurezza e qualità architettonica.
I fatti di Vico Piave e via Protospata evidenziano l’urgenza e l’importanza di agire senza indugi attivando una collaborazione immediata tra enti pubblici e professionisti, al fine di mettere in sicurezza e tutelare il tessuto urbano più a rischio”.