Il valore di questa manovra 2025 è di circa 30 miliardi ma per la nostra regione è previsto poco o nulla, nonostante gli sforzi e le proposte emendative per far capire al Governo Meloni l’importanza che ha la nostra terra, non solo per il mezzogiorno ma per l’intero Paese.
D’altronde, come ampiamente ammesso dal Ministro dell’economia Giorgetti, quella per il 2025 è una manovra di stangate per gli italiani.
Difatti, il Piano strutturale di bilancio, parla più volte di “contenimento delle uscite”.
Traduzione: tagli.
E poi c’è il discorso sull’ “aumento delle entrate”.
Traduzione: maggiori tasse.
Purtroppo, per noi lucani, fanalino di coda economico (prima il Nord in cambio di premierato), l’anno che verrà sarà davvero pericoloso se non si cambia l’atteggiamento omicida verso la Basilicata.
Se Stellantis fa quello che gli pare con il Governo nazionale, a livello regionale è già tanto se quelli del colosso automobilistico conoscano il nome del nostro governatore.
Al nostro Vito Bardi basta un osso di promessa per il 2026 per fargli cantare vittoria e venirci a raccontare di aver spezzato le reni a Stellantis.
PS. qualcuno gli dica che di questo passo, tra produzione ferma, assenza di investimenti e licenziamenti pronti per tutto il 2025, difficilmente si arriverà al 2026.
Sulla crisi idrica c’è il fallimento più oggettivo della storia della regione.
A proposito, in questa finanziaria non c’è nulla sul problema acqua in Basilicata.
Sulla scuola nessun cenno di protesta.
Ma cosa ci si aspettava da chi non ha alzato un dito contro la legge sull’autonomia differenziata che di fatto ammazza la Lucania?
Sanità: con Bardi è aumentato tutto in negativo.
Dalle liste d’attesa alla spesa sanitaria.
Intanto l’ultima finanziaria è passata sotto la scure dell’ennesima apposizione della fiducia al Governo e del patto di stabilità che ci costringe a correzioni di 12-13 miliardi l’anno per i prossimi 7.
Tagli e tasse sono la conseguenza a tutto ciò: è l’effetto della traiettoria perversa stabilita nello stesso Piano strutturale di bilancio, ovvero, l’aumento del solo 1,5% annuo della spesa primaria netta nominale, che nella pratica si sostanzia in un calo della spesa reale.
Ne risentiranno tutti i settori.
Banche: altro che tassa sugli extraprofitti e altro che contributo di solidarietà.
Alla fine il Governo ha optato per una specie di anticipo di liquidità, in pratica, una sorta di prestito.
Dalle assicurazioni, invece, per il 2025 arriverà poco meno di 1 miliardo con un sistema vigliacco che penalizzerà ancora una volta i cittadini.
(Es. tutti coloro che hanno stipulato polizze a vita saranno chiamati a versare annualmente l’imposta di bollo sulle comunicazioni, invece di pagarla in un’unica soluzione alla scadenza del contratto).
Pensioni minime arrivano solo 3 euro in più al mese (come dire: caffè pagato).
Cuneo fiscale: è solo una conferma che pesa per il 60% della legge di bilancio..
Tagli spaventosi ai ministeri, che si abbattono sui cittadini.
Scattano tagli lineari del 5% ai ministeri.
Il conto è di 2,6 mld nel 2025, 7,7 mld in tre anni.
Insomma, con il duo meloni-Giorgetti proseguono interventi micidiali sui ministeri, che si ripercuotono immediatamente sui progetti e sui servizi ai cittadini.
Altro che spending review ragionata.
Tagli agli enti territoriali.
Per l’ennesima volta arrivano tagli agli enti territoriali: 570 milioni nel 2025, 1,6 mld nel 2026.
Questi si aggiungono agli 1,2 miliardi già tagliati dalla precedente Legge di bilancio a valere sui 5 anni dal 2024 al 2028.
Anche questi tagli si ripercuotono sui cittadini e possono avere effetti perversi sul Pnrr, visto che se si costruiscono una scuola o un Ospedale poi ci devono essere le risorse per farli funzionare.
Tagli al turnover nella Pubblica amministrazione.
E meno male che la Pubblica amministrazione doveva essere potenziata per supportare al meglio il Pnrr e farsi trovare pronta agli investimenti (che in realtà non ci sono) per il post Pnrr.
Tagli alla sanità: altro che record.
Risultato: medici in sciopero.
Tagli alla scuola: A pagare dazio di fronte a questa ondata di tagli è anche la scuola.
La Legge di bilancio, infatti, prevede una riduzione delle piante organiche nel 2025 che colpirà 5.660 prof e 2.174 segretari e bidelli..
Tagli alle detrazioni che di fatto sono aumenti di tasse.
Aumento di tasse sulle criptovalute: la tassa sulle plusvalenze da cessione di criptovalute aumenta dal 26% al 42%.
Le tasse aumentano su tutto (dalle auto aziendali alle misure illusorie contro la denatalità, passando per il potenziamento della digital tax), tranne che in un settore: la difesa.
Tranquilli, qui gli investimenti aumentano per carri armati, tric e trac e bombe a mano per il piacere delle industrie delle armi.
Che fine hanno fatto le promesse elettorali?
Le accise non sono state ancora cancellate, anzi si parla di “allineamento”.
Sulle pensioni minime siamo sideralmente lontani dai 1.000 euro strombazzati in campagna elettorale.
La flat tax del 15% fino a 100mila euro di reddito per gli autonomi non si vede (e per fortuna).
Nessuna traccia dell’abbassamento dell’aliquota Irpef intermedia per dare un segnale al ceto medio, intervento appeso al gettito del concordato preventivo fiscale.
In compenso, gli sbarchi sono più che raddoppiati.
Il 2025 sarà l’anno più difficile per i nostri cittadini”.
Così scrive l’On. Arnaldo Lomuti, Coordinatore Regionale M5S Basilicata, Camera dei Deputati.