Presto, in seduta comune, il Parlamento inizierà le votazioni per l’elezione del presidente della Repubblica che succederà a Sergio Mattarella, eletto il 31 Gennaio 2015, e che vedrà il suo settennato scadere il 3 febbraio 2022.
si voterà Lunedì 24 Gennaio.
L’attuale capo dello Stato ha già annunciato di non volersi ricandidare.
Quindi tra la rosa dei papabili ci sarebbero Mario Draghi, l’attuale Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi e anche Marta Cartabia, attuale ministro della Giustizia e presidente emerito della Corte costituzionale, che sarebbe la prima donna a ricoprire un incarico del genere.
Proseguiamo con Giuliano Amato: politico, giurista e accademico, è stato premier dal 1992 al 1993 e dal 2000 al 2001.
Occhio anche a Pierferdinando Casini: 66 anni, non legato a una coalizione.
Un altro candidato potrebbe essere Paolo Gentiloni.
Sullo sfondo restano altre due donne.
Maria Elisabetta Alberti Casellati, presidente del Senato e quindi candidata naturale alla presidenza della Repubblica, e Letizia Moratti, già sindaca di Milano e ora assessora al Welfare in Lombardia.
Ma come si elegge il capo dello Stato?
La procedura per eleggere il presidente della Repubblica è stabilita dalla Costituzione (articoli 83, 84 e 85).
Trenta giorni prima che scada il termine del mandato del capo dello Stato, recita appunto l’art. 85 della Carta, “il presidente della Camera dei deputati convoca in seduta comune il Parlamento e i delegati regionali, per eleggere il nuovo presidente della Repubblica”.
Saranno 1.008 o 1.009 i Grandi elettori riuniti in seduta comune: 321 senatori, 630 deputati e 58 delegati regionali, tre per ogni Regione, ad eccezione della Valle d’Aosta che ne ha uno, designati in modo che sia assicurata la rappresentanza delle minoranze.
In realtà attualmente il plenum è fermo a 1.007 componenti: i senatori sono 320, in attesa che l’Aula del Senato convalidi il subentro del senatore del Pd Fabio Porta a quello del Maie Adriano Cario, dichiarato decaduto.
Come detto, i deputati attualmente in carica sono 630, con Cecilia D’Elia che ha preso il posto lasciato libero dal sindaco di Roma, Roberto Gualtieri.
L’elezione per il successore di Sergio Mattarella sarà l’ultima che vedrà protagonista un numero così ampio di Grandi elettori, visto che dalla prossima legislatura, come effetto della riforma costituzionale, ci saranno 230 deputati e 115 senatori in meno.
La Costituzione prevede che nelle prime tre votazioni la maggioranza richiesta per l’elezione sia quella dei due terzi dei componenti dell’Assemblea, che sulla base di 1.007 Grandi elettori sarebbe di 671 voti.
Dal quarto scrutinio il quorum si abbassa: per essere eletti basterà la maggioranza assoluta dei componenti dell’Assemblea, pari a 504 voti.
Non c’è una prassi certa sulla cadenza delle votazioni; la seduta comune è considerata un’unica seduta anche se si sviluppa in più giorni. Riepilogando: la maggioranza dei due terzi ai primi tre scrutini è di 672 con i 1.007, sale a 673 con 1.008 e resta a 673 con 1.009 Grandi elettori.
Quella assoluta è di 504 con 1.007, sale a 505 con 1.008 e resta a 505 con 1.009.
Per consuetudine voteranno prima tutti i senatori, poi i deputati e quindi i delegati regionali.
La «chiama» dei Grandi elettori sarà ripetuta due volte.
Ognuno entrerà nelle cabine poste sotto il banco della presidenza e scriverà il nome del candidato che intende votare nella scheda che gli verrà consegnata dal commesso, già timbrata e firmata dal segretario generale di Montecitorio.
Quindi, uscito dalla cabina, l’elettore depositerà la scheda, ripiegata in quattro, nell’urna di vimini e raso verde, ribattezzata «l’insalatiera», davanti alla quale c’è un segretario di presidenza.
Lo spoglio viene eseguito dal presidente della Camera, che legge in Aula i nomi dei candidati uno ad uno ad alta voce.
Il conto delle schede viene tenuto dai funzionari della Camera e dai componenti dell’ufficio di presidenza di Montecitorio, che si assumono il compito di scrutatori.