La Questura di Matera comunica:
“Nella mattinata odierna, sono iniziate le procedure di sgombero di 5 capannoni di un opificio abbandonato, abusivamente occupati dal giugno del 2018 da cittadini extracomunitari”.
Si tratta dell’ex Felandina, dove:
“il complesso dispositivo di sicurezza, composto da forze di polizia e dalle forza pubblica, sta operando, a seguito delle determine assunte in seno al comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica ed in attuazione dei tavoli tecnici tenutisi in Questura”.
Nel frattempo, il Forum Terre di dignità ha diffuso le parole pronunciate, nella giornata di ieri, da Gianni Fabbris (Altragricoltura, Confederazione LiberiAgricoltori e componente dello stesso Forum):
“Nonostante che nelle settimane scorse più voci dal territorio si siano espresse a favore di una evacuazione concordata del Ghetto della Felandina e nonostante le molte ragioni che abbiamo avanzato proposte sensate e ragionevoli richiamando l’interesse degli agricoltori, dei braccianti e delle comunità rurali del Metapontino, stanno per realizzare lo sgombero dei braccianti senza che sia stato approntato e concordato un piano di evacuazione efficace e giusto.
In questi mesi (ce ne sono stati tanti) le istituzioni del territorio e regionali sono state incapace di assolvere a qualsiasi funzione di governo, gestione e pianificazione che competono loro.
Nel più classico gioco del cerino acceso, hanno scelto la via dell’ignavia, facendo finta ancora una volta di non vedere la realtà, nella speranza disperata di non bruciarsi le dita.
La cruda realtà è che la Felandina parla del fallimento delle istituzioni, di sindaci che non si fanno parte attiva della soluzione ma sanno solo invocare la legalità di chi occupa dei locali abbandonati senza avere altre soluzioni (come se invece fosse legale sottopagare i prodotti agli agricoltori, non prestare servizi, sfruttare con i caporali, non affittare le case….), di una Regione fin qui completamente assente (per la Provincia di Matera assente da anni e non solo negli ultimi mesi), di Enti che avrebbero potuto e dovuto applicare norme e strumenti come quelli (solo per citarne uno) che avrebbero dovuto applicare le norme previste dall’articolo 8 della legge 190/2016 (la legge anticaporalato) che istituisce la Rete dell’Agricoltura di qualità e che avrebbe potuto mettere in campo strumenti nuovi che, se fossero stati attuati, avrebbero potuto scongiurare il deflagrare della Felandina.
Lungo è l’elenco delle responsabilità, ma nel gioco delle tre scimmiette (io non vedo, io non sento, io non parlo) nessuna delle istituzioni vorrà assumersele e nel territorio si sarà persa l’ennesima occasione di affrontare un problema per quello che in realtà è: una grande questione strutturale che va affrontata nell’interesse delle aziende, dei braccianti e delle Comunità Rurali.
Questo è un territorio dove ogni anno arrivano migliaia di braccianti da fuori regione e fra loro vi è un nutrito gruppo di extra comunitari e senza di loro la nostra agricoltura si fermerebbe.
Oggi tre imprenditori agricoli (di quelli in regola che pagano a tariffa e rispettano i contratti) mi hanno telefonato chiedendomi ‘ma se li mandano lontano e li cacciano, noi come facciamo?’.
Non ho avuto risposte se non dire loro che non abbiamo alternative: nessuno ci regalerà niente, tantomeno lo faranno le tre scimmiette istituzionali (magari bardati della fascia tricolore) che non sentono, non vedono, non parlano.
Dobbiamo fare noi, ripartendo dalla bella manifestazione del 26 Agosto fra il Ghetto e Serra Marina in cui siamo stati insieme in alleanza agricoltori, braccianti, cittadini, associazioni, sindacati e movimenti.
È stata una bella giornata iniziata di notte cacciando i caporali dal campo che volevano portarsi via gli agricoltori che volevano invece scioperare, poi sono arrivati gli agricoltori e le associazioni italiane che sono venuti a prendere i braccianti per accompagnarli e condividere un a lunga e bella giornata di lotta, speranza, progetto.
Di fronte al fallimento delle istituzioni e al loro gioco del cerino, noi ripartiamo da Serra Marina, da quei suoni e da quei colori che chiedevano in tante lingue diverse la stessa cosa: dignità.
Domani sarà il giorno dello sgombero di un campo che, inevitabilmente, si riformerà per l’ignavia delle istituzioni.
Domani sarà il fallimento delle Istituzioni.
Ora che avete fallito, scostatevi, tocca a noi mostrare il volto della civiltà lucana”.
Questa sera, alle 19:00, si terrà un incontro nella Sala Parrocchiale della Chiesa “Mater Ecclesiae”, proprio dove è nato il Forum Terre di Dignità.