Riceviamo e pubblichiamo una nota di Usb di stabilimento, Usb Basilicata Lavoro Privato:
“Sono 4345 i lavoratori attualmente in esubero alla Fca di Melfi, con una riduzione del lavoro del 60%.
Il 60% di lavoro in meno equivale al 60 % di vendite in meno.
Le principali ragioni di questa pesante contrazione di mercato secondo Fca sarebbero legate all’adozione di misure restrittive protezionistiche nel settore automotive di alcuni paesi ( dazi americani), la Brexit, il futuro del diesel, le tensioni internazionali in alcune regioni del mondo, oltre ad alcune fermate legate alla messa a punto della nuova linea Compass.
Premesso che le fermate per gli ultimi lavori della nuova linea sono programmati in modo da non incidere negativamente sulla produzione e sugli ordini di vendita, possiamo dedurre che il 60% della produzione persa a Melfi è legata a fattori esterni.
Contemporaneamente l’azienda ha comunicato che da marzo 2020 partirà la salita produttiva (da Marzo si dovrebbe lavorare di più) legata alle vendite del nuovo modello prodotto.
Adesso la domanda nasce spontanea, la Brexit tra 5 mesi sarà una questione superata? I dazi americani verranno ritirati? Tra 5 mesi i motori diesel si potranno vendere tranquillamente? Le guerre nei paesi in crisi cesseranno? La Compass coprirà il 60% dell’attuale produzione mancante?…
Se quanto affermato da Fca dovesse corrispondere al vero allora le questioni sono due, o Fca ha inventato l’auto del secolo e nessuno lo sa, avrà il potere di fermare le guerre (e candidarsi al Nobel per la pace) , la Brexit e Trump, oppure non si arriverà alla piena occupazione.
A Marzo 2020 l’incremento di produzione nelle migliori delle ipotesi (se il nuovo Suv si venderà quanto Jeep Renegate e 500X) dovrebbe essere del 30/40%.
Se tutto dovesse andare per il meglio la forza lavoro impegnata a Melfi salirà dall’attuale 40% al 70/80%, con un esubero strutturale ( significa che non rientrerà facilmente nel ciclo produttivo per chissà quanto tempo ) del 20/30%.
Sarebbe più corretto e onesto, e qui ci rivolgiamo all’azienda ma anche e soprattutto ai sindacati che stanno celando i dati reali sul futuro dello stabilimento lucano (che da troppo tempo hanno smesso di fare gli interessi dei lavoratori), dire come stanno realmente le cose, riconoscere che non basterà un modello in più o una motorizzazione ibrida a far rientrare tutti a lavorare”.