Siete mai passati davanti all’ottocentesco Palazzo Ferri o entrati nella cinquecentesca chiesa della Madonna della Neve di Grassano, in provincia di Matera?
Vi siete mai fermati un attimo ad ascoltare le storie e i racconti custoditi da quegli antichi luoghi?
Avreste scoperto così leggende che parlano di diavoli e ricchezze conquistate e perdute; di eventi storici come il furto di 10 mila scudi fatto, nel 1599, ai poveri contadini grassanesi da un «disonorevole» Commendatore, Signore di Grassano; avreste visto le cicatrici del terribile terremoto del 1857 e contemplato la realizzazione del “sogno” di un ricco massaro che volle farsi un palazzo da “Signore”.
Tutto questo sarà possibile viverlo a Grassano da sabato 12 a domenica 13 ottobre 2024, in occasione delle Giornate FAI d’Autunno, il grande evento nazionale dedicato al patrimonio culturale e paesaggistico italiano che, in Basilicata, ha coinvolto 600 studenti, di 20 scuole diverse, come apprendisti ciceroni, e visto la collaborazione di tante realtà associative locali.
A Grassano, i giovani Apprendisti Ciceroni illustreranno ai visitatori più curiosi le due emergenze architettoniche dell’antico borgo della “Madon” sorto intorno alla cinquecentesca chiesa della Madonna della neve, “posta fuori della predetta Terra di Grassano”, inglobato nell’abitato a partire dalla metà dell’Ottocento.
L’importanza e la ricchezza della chiesa di Sancta Maria ad Nives di Grassano sono legate alla grande devozione popolare che, per secoli, volle mettersi sotto la protezione di colei che era la Signora della Neve poiché, dalla metà del ‘500 sino alla fine del ‘700, nel sud Italia più che il freddo fu la neve a provocare gravissimi danni alle colture e la morte degli animali da pascolo.
La chiesa, non a caso sorse fuori dall’abitato, ma vicinissima ai tratturi che lambivano il paese, per secoli vere e proprie autostrade su cui si muovevano i commerci, le persone e la transumanza delle greggi che, d’estate, dalla Puglia si recavano in Lucania alla ricerca del foraggio.
La Madonna della Neve di Grassano custodisce ancora anche oggi tre oggetti testimoni del terribile terremoto che, il 16 dicembre 1857, scosse l’Italia meridionale.
A Grassano, provocò il crollo di 14 case e rese oltre 100 abitazioni pericolanti, con danni stimati in 18.000 ducati.
Causò il crollo delle volte dell’antica chiesa e portò rovine, distruzione e morti anche in tanti altri paesi della Basilicata.
Si salvò miracolosamente dal crollo della chiesa la dolcissima statua lignea della Madonna della Neve, che oggi troviamo posta sull’altare maggiore, scolpita nel 1823 dal ventisettenne Giuseppe Volpe (1796-1876), valente e affermato scultore pugliese di Terlizzi.
Si riuscì a recuperare dalle rovine anche la seicentesca acquasantiera in pietra, seppure scheggiata e con la base gravemente lesionata, tanto che oggi è stata fissata al muro per restare in piedi.
Sopravvisse al crollo, come ci testimonia la grande lacuna visibile al centro della tela, anche il grande quadro settecentesco della Natività (alto 3 metri per 2), posto sul fonte battesimale, che racconta la nascita di Gesù attraverso le diverse reazioni dei pastori, veri protagonisti dell’opera e della vita di questa chiesa che, per secoli, li ha visti transitare sul vicino tratturo ed abbeverare i loro greggi nella vicina fontana, posta sopra l’attuale cimitero.
Una tradizione orale grassanese narra che «Matre Maria» (la Madonna), dopo essere stata tanto pregata, apparve nello «scuro della notte» a un ricco contadino, ormai dannato perché aveva venduto l’anima al diavolo in cambio della ricchezza. E così gli parlò: «Se ti pentirai e prenderai la messa nella chiesa a me dedicata, pregherò u figghi d lu latt mii (il figlio che ho allattato) di salvarti».
Fattosi giorno, l’uomo prese il suo cavallo più veloce e, arrivato alla chiesa della Madonna della Neve, legò il destriero all’anello in ferro posto all’ingresso della chiesa (distrutto alcuni anni fa, nell’ultima insipida ristrutturazione), entrò e si sedette per assistere alla messa.
Il diavolo, resosi conto di ciò che stava accadendo, s’impossessò del cavallo, che cominciò a battere così forte sulla facciata della chiesa da farla tremare tutta.
Le persone spaventate si avventarono sull’uomo perché portasse via il suo «infernale» cavallo, ma lui non si mosse sino a quando il sacerdote non terminò la messa.
Allora il cavallo, i suoi abiti eleganti e tutte le sue ricchezze sparirono. Ritornò povero e malato, ma «la sua anima era finalmente salva e, dopo tre giorni, morì finalmente in pace».
Di fronte alla facciata della chiesa sorge anche l’imponente Palazzo Ferri, costruito nella seconda metà dell’Ottocento, a cui si accede da un grande portale in pietra bianca posto sulla via Appia. Con un ampio e armonioso cortile quadrangolare con pozzo cisterna, una rara testimonianza di una residenza rurale inglobata nel centro urbano.
Di grande effetto sono le arcate a sesto ribassato in mattoni della facciata e la bella scalinata aperta, con colonnine esagonali decorate, che porta agli appartamenti padronali che custodiscono un camino in pietra su cui leggiamo, racchiuso in due cartigli, il nome di «Innocenzo Vignola», suo costruttore, e la data 1876. Ma perché oggi il palazzo si chiama Ferri e non Vignola? Ecco un altro pezzo di storia che merita di essere raccontato e riscoperto.
Le Giornate del FAI a Grassano vedranno protagonisti i giovani Apprendisti Ciceroni dell’Istituto Comprensivo Arcangelo Ilvento, i Volontari del FAI e il Gruppo “Alla scoperta di Grassano” che, attraverso una lungo e appassionante lavoro di ricerca, sta riscoprendo le tante storie dimenticate custodite in questi luoghi.
Storie che sono state raccolte in un depliant, che sarà donato ai visitatori, e raccontate anche online sul sito web di “Basilicata a colori”.
Una giornata resa possibile grazie al supporto del Parroco della Madonna della Neve, don Alessio Cafarelli, del Comitato Feste, della Congregazione del Cuore Immacolato di Maria e i proprietari di Palazzo Ferri.
Sabato 12 (dalle 9:30 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 17:30) a Domenica 13 ottobre 2024 (dalle 9:30 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 17:30) saranno l’occasione per riscoprire a Grassano due antichi luoghi e le dimenticate storie che custodiscono. Tutti sono benvenuti.
Di seguito la locandina con i dettagli.