Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa di Coordinamento Libera Basilicata:
“Aveva appena 21 anni, Giuseppe Passarelli, quando il 24 marzo del 1997 venne trovato in fin di vita in una stanza della caserma di Cassano Allo Ionio, dove era arrivato da appena tre settimane.
L’inchiesta della procura di Castrovillari sancì che si trattò di suicidio.
Ma sono ancora molti i punti oscuri mai chiariti e la famiglia di Giuseppe dopo tutti questi anni continua a chiedere verità e giustizia.
Giuseppe era lucano, di Policoro.
Poche ore prima di quel maledetto 24 marzo, sarebbe dovuto tornare a casa per trascorrere la domenica in famiglia.
Non lo fece, perché poco prima di partire venne trattenuto dai superiori, che gli chiesero di sostituire un collega.
E’ il racconto che Giuseppe fece alla madre per avvisarla di non aspettarlo. Quel cambio turno non si verificò mai.
Un suo amico raccontò di non averlo visto tranquillo, il giorno dopo, appena due ore prima di essere trovato in fin di vita nella sua stanza, dopo essersi suicidato con un colpo di pistola, come dirà la Procura.
Ma esistono diversi elementi che condurrebbero lungo un sentiero di verità diverso da quello sancito dai procedimenti giudiziari.
Non dobbiamo abbassare la guardia e l’attenzione su questo caso non deve calare.
Siamo qui per questo.
Per accompagnare la famiglia di Giuseppe verso quel percorso di Giustizia che meritano loro, che hanno perso in questo modo un figlio, un fratello, un caro e che merita Giuseppe, strappato alla vita a 21 anni appena.
‘La cosa che più ci intristisce è quando nessuno chiarisce i tanti dubbi – dice don Marcello Cozzi presidente della Fondazione Interesse Uomo Onlus – è quando le carte vengono usate come pietre sepolcrali, è quando si pensa che un qualunque decreto di un qualunque tribunale possa essere sufficiente a mandare in archivio anche l’intelligenza e l’evidenza di certi fatti.
Ma il dolore nessuno può archiviarlo soprattutto quando nessuno gli ha dato risposte credibili'”