“Sono state pubblicate le indicazioni su come chiedere il ‘supporto per la formazione e il lavoro’, l’indennità di 350 euro al mese per un massimo di 12 mesi (non più rinnovabili) che partirà da settembre 2023 per chi non ha più titolo ad avere il reddito di cittadinanza e intende attivarsi per partecipare alle cosiddette politiche attive del lavoro”.
È quanto fa sapere today che aggiunge: “Il sostegno è destinato a chi ha un reddito Isee inferiore a seimila euro, un’età compresa tra i 18 e i 59 anni, e a chi non ha in famiglia disabili, minori o ultrasessantenni.
A chi, in sintesi, viene considerato ‘occupabile’.
In questo caso, infatti, le persone coinvolte dovranno partecipare ad attività di formazione obbligatorie: si tratta quindi di una sorta di rimborso spese e non di un sussidio vero e proprio come il reddito.
C’è un percorso a tappe, anche un po’ caotico e con diversi adempimenti, per arrivare a incassare questa nuova forma di assistenza prevista dal governo Meloni. Di seguito, ecco come fare la domanda, nel dettaglio.
Secondo quanto prevede la bozza di decreto attuativo della legge che ha sostituito il reddito di cittadinanza, inviata alla conferenza Stato-regioni, si parte con la presentazione della domanda all’Inps: la richiesta del sostegno alla formazione e al lavoro andrà fatta o direttamente sul portale dell’istituto attraverso lo Spid, la carta di identità elettronica o la carta dei servizi-Cns, oppure attraverso l’aiuto dei patronati o dei Caf (i centri di assistenza fiscale).
Contestualmente alla presentazione della domanda, sarà notificato al richiedente l’obbligo di iscrizione al ‘Siisl’, il sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativa che si sta mettendo a punto in modo che sia operativo dal primo settembre.
Solo dopo l’iscrizione a questa piattaforma si potrà proseguire con l’iter, sottoscrivendo il cosiddetto patto di attivazione digitale (Pad), necessario per ottenere il beneficio.
Verrà poi fatta una verifica dei dati Isee, ma il controllo – spiega l’allegato tecnico al decreto – sarà ripetuto periodicamente.
Solo quando l’Inps avrà verificato che il richiedente ha i requisiti necessari si potrà procedere con la firma del patto di attivazione digitale.
Sottoscritto il Pad, il Siisl lo invierà all’Inps che accoglierà la domanda.
Ma non è ancora finita qui: la liquidazione del beneficio, infatti, avverrà solo dopo che il richiedente si sarà recato presso un centro per l’impiego, avrà sottoscritto il patto di servizio e avrà aderito a un programma di politiche attive del lavoro.
Il beneficiario è tenuto, inoltre, a comunicare al centro per l’impiego il proprio ‘stato di attivazione’, anche in via telematica, al massimo ogni novanta giorni.
Il beneficio in questione decade – spiega il decreto rinviando alla legge – se il beneficiario rifiuta una proposta di lavoro a tempo indeterminato, con retribuzione non inferiore ai minimi salariali dei contratti collettivi e un tempo di lavoro non inferiore al 60% dell’orario pieno.
Se la proposta è per un contratto a tempo determinato, il luogo di lavoro non deve distare oltre 80 chilometri dal domicilio del beneficiario.
Il sostegno alla formazione e al lavoro è personale e può essere richiesto da più membri della stessa famiglia se si ‘attivano’.
Il sistema Siisl può raccomandare al beneficiario le offerte di lavoro maggiormente affini al suo profilo.
indipendentemente dalle raccomandazioni, il beneficiario può manifestare interesse sia per offerte di lavoro che per offerte formative e Puc (progetti utili alla collettività).
Rimane aperto il tema della reale occupabilità della platea dei percettori del reddito di cittadinanza, dato che – secondo i numeri forniti dall’Anpal sul programma ‘Garanzia occupabilità lavoratori’, aggiornati alla fine di luglio – solo una piccola parte delle persone che si sono già attivate iscrivendosi al programma è poi riuscita trovare un lavoro.
Solo l’8% dei circa 162mila presi in carico a gennaio, sei mesi fa, risultava aver avuto un nuovo rapporto di lavoro”.