“Sull’istituzione del Consorzio industriale ‘API-Bas S.p.A.’ si continua ad agire senza rispetto di alcuna prerogativa e in disprezzo delle più elementari regole dei buoni rapporti tra associazioni e istituzioni, si fanno convocazioni last minute e siamo sempre costretti a lottare, scrivere, per avere informazioni.
Abbiamo atteso per ore la ripresa delle attività delle Commissioni, avremmo voluto ascoltare Cupparo ma nulla di fatto.
Tutto è stato rinviato, con la speranza che si sia compreso il rischio che la Basilicata corre per questi metodi non ortodossi.
Andando contro tutto e tutti, vorrebbero fare in due giorni quello che non hanno fatto in 20 mesi, approvando un atto a prescindere da ogni riflessione, critica e giudizio degli stakeholder.
Agire presto è indispensabile, sbagliare sarebbe irreparabile.
In gioco c’è il futuro di oltre 600 imprese, anche nazionali e internazionali, che generano occupazione e sviluppo nella nostra terra, ricevendo ‘servizi’, che però spesso non pagano o sottopagano, a differenza di ciò che avviene in provincia di Matera, dove si è sempre pronti alle ingiunzioni per ogni mancato pagamento rilevato”.
Lo dichiara il Presidente della II Commissione, Luca Braia (IV, facendo notare che “Tanti sono i potenziali profili di illegittimità presenti della riforma proposta, che andrebbero contro-dedotti e rimossi, a partire dalla forma di società scelta, come quella della S.p.a. (non prevista dalla legge 317 del 5 Ottobre 1991, dove all’articolo 36 si prevede che la natura giuridica di un consorzio non può che essere un Ente pubblico economico).
Ciò infatti è del resto attuato in tutte le regioni italiane, a cui aggiungiamo:
“la questione che l’ente a cui affidare la gestione, anche se transitoria dei servizi, non può essere l’Acquedotto Lucano ma in prima battuta dovrebbe essere l’Egrib.
Il Consorzio industriale di Matera va, in premessa, tutelato al 100 per cento e nessuna decisione può essere presa al buio.
Le mie istanze, a cui si sommano i dubbi della minoranza, su questo scioglimento del Consorzio industriale della provincia di Potenza e sulla costituzione della società aree produttive industriali, sono state tutte ribadite in Commissione e sono coerenti, oltre che in linea con le audizioni.
Invece, nessun dato e nessuna delle informazioni richieste da me all’Assessore a mezzo mail (oltre 10 giorni fa) e per il tramite dei Presidenti delle Commissioni prima e terza, sono state fornite.
Basta con le improvvisazioni e le prevaricazioni ingiustificate che questa volta possono diventare potenzialmente molto dannose per le imprese e per i cittadini lucani e non solo, se pensiamo, per esempio, a Fiat, Barilla, Ferrero che operano sul nostro territorio.
I Consorzi industriali, se gestiti con logiche manageriali e con un adeguato quadro normativo e con il giusto sostegno regionale, possono e devono svolgere un ruolo centrale nella strategia di rilancio e sviluppo industriale del territorio a Potenza come a Matera.
Devono però evolvere nel ruolo e nella mission, passando da semplici esattori o pseudo ‘agenti immobiliari’ a veri e propri enti che generano opportunità per le imprese regionali ed extra-regionali.
Servono politiche di investimento che, utilizzando le risorse economiche di prossima disponibilità, siano in grado di migliorare i servizi offerti, attraverso il potenziamento delle infrastrutture materiali e immateriali, comprese quelle legate all’energia da produrre e distribuire a costo contenuto che, soprattutto in Basilicata terra di petrolio e gas, deve diventare fattore attrattivo di investimento fondamentale per il futuro.
Si recuperino le relazioni con i sindacati e le associazioni datoriali con cui si sarebbe dovuta costruire la proposta, invece li si chiama per contro-dedurre a giochi quasi fatti.
Si condivida una riforma e si colga l’occasione per definire un vero e proprio rilancio della politica industriale regionale, chiaramente orientata al Green, occasione di cui la Basilicata ha maledettamente bisogno per i giovani e per dare prospettiva e speranza di sviluppo a tutti.
Anche Confindustria, Confapi Potenza e Matera dopo i sindacati Cgil Cisl e Uil, infatti, hanno espresso la loro contrarietà e sollevato innumerevoli dubbi sulla futura operatività del nuovo soggetto, per la sua tenuta economica, la coerenza normativa e giuridico-amministrativa rispetto alla missione di un S.p.a. regionale ma che comprende solo l’ambito territoriale della provincia di Potenza e non quello della provincia di Matera e che può essere creata solo ed esclusivamente per svolgere servizi funzionali all’ente Regione e non a terzi”.
Facciamo tutte le verifiche necessarie e le modifiche utili agli obiettivi.
E’ assurdo oltre che irrispettoso, licenziare una norma di tale portata da cui dipende il futuro dello sviluppo industriale della Basilicata, mettendo potenzialmente e contemporaneamente a rischio il bilancio degli enti coinvolti (Egrib e Acquedotto Lucano) così come di quelli di nuova formazione (Api-Bas).
Per non parlare della Regione Basilicata stessa che oggi si trova a dover sottoscrivere una S.p.a. con 5 milioni di euro di capitale sociale, di cui già oltre due erosi dalla debitoria esistente nei confronti del personale e dei dipendenti. Enormi sono le perplessità relative alla mission del nuovo ente per tipo di governance e per le competenze che vi si attribuiscono.
Non abbiamo un piano industriale e nemmeno un piano economico che ne attesti la tenuta finanziaria, visto che l’attuale CSI di Potenza produce 450 mila euro di debiti al mese.
Attendo ancora le informazioni che da Consigliere regionale e da Presidente della seconda commissione Bilancio e Programmazione, avevo chiesto all’assessore Cupparo per la valutazione di merito, una relazione di dettaglio della situazione debitoria del CSI di Potenza e della situazione patrimoniale che si vorrebbe lasciare alla gestione liquidatoria, per affrontarla in maniera adeguata.
Il tutto per evitare ricorsi e impugnative dalle conseguenze imprevedibili. Avevo anche chiesto i dati economici per comprendere la sostenibilità finanziaria, il business plan e tutto ciò che impone un processo di costituzione di ogni società per azioni. Il rischio a cui si va incontro potrebbe essere irreversibile per la Regione e quindi dei Lucani”.
Il capitale sarà interamente pubblico perché sottoscritto al 100 per cento dalla Regione Basilicata per cui occorre fare una effettiva valutazione costi/benefici da parte del soggetto che, dovrebbe garantire i servizi alle imprese e le attività da svolgere, senza però avere più gli asset e la fonte principale di ricavi, come la depurazione delle acque industriali che avviene attraverso le reti e gli impianti autorizzati anche al trattamento dei rifiuti trasferiti, in maniera, anche errata ad Acquedotto Lucano (art, 2 comma 5).Pertanto, ora dobbiamo solo analizzare punto per punto ed emendare dove necessario.
Facciamo presto, ma bene: Bardi e Cupparo con la maggioranza di Governo hanno oggi solo il dovere di ascoltare quanto è emerso dalle audizioni e dalle istanze di tutti.
Se non vorranno farlo, si assumeranno tutte le responsabilità”.