Di seguito il testo dell’interpellanza urgente esposta alla Camera dall’On. Luciano Cillis (M5S):
“Sono passati oramai molti anni da quando l’Unione Europea ha iniziato da prima a richiamare e poi a sanzionare l’Italia sulla questione delle discariche dei rifiuti che non rispettano la normativa e gli standard di sicurezza.
Negli anni sono stati tanti i soldi che abbiamo pagato per le multe e per la messa in sicurezza dei siti ma evidentemente non sono stati sufficienti a risolvere la questione ed a chiuderla definitivamente.
Il problema purtroppo persiste e continuiamo ad inquinare interi territori mettendo a repentaglio la salute di milioni di cittadini italiani.
Giustamente, per i nostri ritardi e per le nostre inefficienze l’Unione europea continua a richiamarci ed a presentarci il conto.
È solo di qualche settimana fa l’ultima richiesta di deferimento, che si aggiunge ad un parere motivato del 2015 e a un ulteriore richiamo del maggio 2017, riguardo a siti e discariche che sarebbero dovute essere bonificate o chiuse, già entro il 2009.
Le discariche in questione sono così territorialmente ripartite: 23 in Basilicata, 11 in Abruzzo, 5 in Puglia, 2 in Campania e 3 in Friuli Venezia-Giulia;
Dalla lettura di questi dati salta subito all’occhio purtroppo il dato della Basilicata che detiene il triste primato di avere sul suo territorio più della metà delle discariche non a norma.
Questa è, permettetemi di evidenziarlo, solo l’ultima dimostrazione della “disattenzione”, per usare un eufemismo, che i precedenti governi hanno avuto verso la Basilicata.
Una regione che, probabilmente, per la sua conformazione geofisica e per la scarsa densità abitativa si è deciso che potesse essere sacrificata e trasformata in pattumiera.
Vorrei ricordare che, precedenti governi di Berlusconiana memoria, in Basilicata volevano creare il deposito unico nazionale delle scorie nucleari;
hanno continuato dando in pasto alle compagnie petrolifere interi territori come la Val d’Agri e la Valle del Sauro, dove sono presenti decine di pozzi di petrolio nonché decine di km di oleodotti e ben 2 impianti di pre-raffinazione: il centro oli COVA di Viggiano ed il centro oli Tempa Rossa di Corleto Perticara;
Per non parlare della centrale a biomasse del Mercure exEnel di Rotonda che si trova all’Interno del Parco Nazionale del Pollino che è una Zona di Protezione Speciale (ZPS).
E ancora, per non farci mancare niente, i due (SIN) di Tito scalo e della Val Basento entrambi interessati da insediamenti chimici della prima ora che da anni aspettano di essere bonificati.
Così come per la Basilicata anche per tutto il territorio nazionale crediamo sia arrivato il momento di chiudere con il passato e ripartire procedendo alla semplificazione dei procedimenti relativi alle bonifiche e sfruttando magari anche parte delle risorse economiche che arriveranno dall’Europa con il Recovery fund”.