La maggioranza ha proposto un emendamento per rimuovere gli incentivi alle caldaie a gas, in accordo con la direttiva europea Case Green.
Come riporta quifinanza, infatti, nel testo presentato al Parlamento dal Governo infatti, non è presente nessun riordino dei bonus edilizi, che rimangono di fatto invariati rispetto a quanto previsto per il 2024.
Questo però entra in conflitto con le nuove indicazioni dell’Unioneeuropea sulle emissioni degli edifici, che entreranno in vigore dal 2025.
Non potranno più esserci incentivi ai sistemi di riscaldamento a combustibili fossili, pena una costosa procedura di infrazione. I vantaggi andranno destinati ai sistemi sostitutivi, le pompe di calore.
Quando il testo della Manovra finanziaria è arrivato in Parlamento, in molti si sono stupiti dell’assenza di un riordino dei bonus edilizi, più volte promesso dal ministro Giorgetti.
L’argomento causava però molte tensioni nella maggioranza, con Forza Italia che ha più volte sostenuto di non voler ridurre gli incentivi che favoriscono lo sviluppo del settore dell’edilizia.
Deluse da questa mancanza soprattutto Assoclima e Assotermica: “L’Italia ha siglato obiettivi al 2030 che sono ambiziosi. Siamo sicuri che con questa legge di bilancio saremo in grado di raggiungerli? A nostro avviso, no” ha dichiarato Federico Musazzi, responsabile delle due associazioni di settore.
La Manovra contiene infatti ancora gli incentivi alle caldaie a gas, che saranno proibiti dal 1 gennaio 2025 dalla direttiva europea Case Green.
Per questa ragione un gruppo di parlamentari di Fratelli d’Italia e Forza Italia, con la collaborazione di colleghi del Movimento 5 Stelle, ha presentato un emendamento proprio per rimuovere ogni incentivo a questo tipo di sistemi.
In questo modo l’Italia eviterebbe una procedura di infrazione, le “multe” che l’Ue impone ai Paesi membri che non si adattano in tempo alle direttive.
Il problema principale degli incentivi alle caldaie a gas è che rendono complicata la diffusione delle principali alternative: le pompe di calore.
I due sistemi di riscaldamento hanno già costi molto diversi in partenza, con una caldaia tradizionale a condensazione che si aggira attorno ai 2.000 euro, mentre una pompa di calore non scende sotto gli 8.000.
In contrasto però, la pompa di calore è molto più efficiente.
La tecnologia è la stessa dei condizionatori d’aria che sono in grado anche di riscaldare la casa, ma prevede l’utilizzo di acqua invece che del flusso d’aria.
È proprio l’efficienza che ha portato l’Unione europea a imporre lo stop alle caldaie a gas. Questo è infatti il criterio scelto per determinare quali sistemi potranno essere utilizzati in futuro.
La permanenza di incentivi per le caldaie a gas però rende questi sistemi, già di per sé più convenienti, ancora più competitivi nei confronti delle pompe di calore.
Per questa ragione i consumatori, senza incentivi verso le soluzioni meno care, continueranno ad acquistare i vecchi sistemi di riscaldamento che utilizzano combustibili fossili.
Al contrario, le pompe di calore utilizzano elettricità e la loro diffusione migliorerebbe quantomeno la qualità dell’aria in molte città del Paese, che d’inverno peggiora gravemente a causa delle emissioni delle caldaie a metano.