Pagamenti elettronici e cashback si candidano a diventare le nuove variabili dell’Iva.
Mentre sembra tramontare l’ipotesi di aumento selettivo per alcune categorie di beni e servizi come merendine e biglietti aerei, come dichiarato dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio, nelle bozza della nuova manovra si rafforza il tentativo di spingere su misure che auspichino l’utilizzo di moneta elettronica e altri sistemi alternativi al contante.
Incentivi e disincentivi passeranno rispettivamente per riduzioni e incrementi del carico Iva a seconda di come si deciderà di pagare alla cassa.
Sono almeno tre gli scenari possibili: una sorta di “bonus-malus”, per alcune tipologie di prodotti e di servizi in settori ritenuti ad alto rischio di evasione l’ipotesi al vaglio dei tecnici sarebbe quella di incrementare di un punto percentuale l’imposta per i pagamenti cash e ridurla di due punti percentuali per chi sceglierà una modalità alternativa e la tranciabilità.
Per stimolare ulteriormente l’utilizzo della moneta elettronica si sta studiando un ulteriore incentivo per i consumatori: il cashback, con la restituzione del 2% delle transazioni con carte, bancomat o app.
Una restituzione che potrebbe avvenire attraverso un credito d’imposta con un eventuale assegno per gli incapienti oppure, molto più probabilmente, con una restituzione mese per mese nell’estratto conto delle carte ad opera degli istituti di credito e di intermediazione che le gestiscono.
In questo modo, ha commentato ieri sempre il ministro degli Esteri Di Maio:
“avremo un meccanismo virtuoso; il contante gira di meno e un’evasione più bassa”.
Per portare a casa l’obbiettivo e per evitare anche tentativi di elusione, tra le ipotesi allo studio dei tecnici c’è quella di intervenire da un lato con una riduzione delle commissioni a carico di soggetti autonomi, esercenti e commercianti che si doteranno del Pos o di altri strumenti per consentire pagamenti tracciabili.
L’obiettivo in questa direzione è quello di arrivare a un protocollo con l’Abi.
E come già anticipato dal sottosegretario al Mef Alessio Villarosa (si veda Il Sole 24 Ore del 20 Settembre):
“l’intenzione sarebbe di eliminare i costi per i pagamenti sotto i 5 euro, ridurli drasticamente per i pagamenti da 5 a 25 euro e garantire oneri contenuti per quei settori a “bassa marginalità” come, ad esempio, benzinai o edicolanti.
Di pari passo, si punterà anche a riaprire il dossier sulle sanzioni per chi non si dota o non consente i pagamenti con il Pos.
L’obbligo di accettare forme di pagamento con moneta elettronica è rimasto finora senza alcuna conseguenza.
Poco più di un anno fa il Consiglio di Stato ha, infatti, bocciato lo schema di regolamento del ministero dello Sviluppo economico di concerto con l’Economia che cercava di introdurre una sanzione facendo riferimento all’articolo 693 del Codice penale in base al quale chiunque rifiuta di ricevere, per il loro valore, monete aventi corso legale nello Stato, è punito con la sanzione amministrativa fino a trenta euro.
Serve quindi una via d’uscita: Governo e Parlamento potrebbero trovarla rimettendo mano alla norma primaria”.