Il pomeriggio di sabato 15 febbraio 2020, nella centralissima via San Biagio di Matera, è stato movimentato da molte persone.
Tra i tanti turisti che animano la città dei Sassi, anche persone con il cappello piumato dei bersaglieri che sono entrati alle 18:00 al civico 22, al piano superiore, nei locali che il Colonnello Mauro Binetti (Matera 15.01.1889 – Potenza 10.11.1965) ha donato all’Associazione Nazionale Bersaglieri per il Circolo Bersaglieri Materani.
Tra i primi ad entrarci sono stati il generale Domenico D’Aria (presidente provinciale) e Virginia Caronna (socia del sodalizio materano e insignita nel 2016 dell’Attestato di benemerenza) per accogliere i numerosi soci e gli ospiti.
Giornata di grande importanza e fermento perché Virginia Caronna ha proposto di presentare nel Circolo il successo letterario del dott. Nunzio Longo pubblicato dalla Edizioni Magister a dicembre 2019 dal titolo “La medicina popolare nei Sassi di Matera”.
I lavori sono stati aperti dal generale D’Aria che ha menzionato le numerose attività culturali svolte nel 2019 sul territorio materano dall’Associazione su cui primeggia il raduno nazionale dei bersaglieri con ventimila presenze di tutte le regioni italiane, contributi anche musicali, canori, di mostre e dibattiti organizzati a Matera.
Quindi la presentazione del saggio di Nunzio Longo rientra nella volontà di seguire la direttrice tracciata.
L’autore ha presentato il volume con l’ausilio di accattivanti slide che hanno coinvolto la platea sollecitata dai ricordi della civiltà contadina che vi era nella prima metà degli anni ’50.
I costumi, le tradizioni e l’utilizzo delle erbe naturali per alleviare le sofferenze ma anche il ricorso agli “esperti” del vicinato per risolvere acciacchi fisici che sovente si abbattevano sulle vite dei contadini materani.
E così veniva eseguita la “stoppata” oppure venivano recitate delle litanie che a volte erano preghiere ma a volte formule “magiche” di sconosciuta provenienza ma che certamente creava un legame empatico molto forte tra l’esperto praticone e il paziente (il tutto avveniva senza alcuno scambio di danaro).
Spesso il trattamento di forte fiducia sortiva la soluzione del problema e la vita continuava senza interventi chimici e interventi chirurgici. L’alimentazione materana era intrisa di prevenzione e di cura ai malanni e ciò avveniva in maniera inconsapevole da parte della civiltà contadina.
Nelle umili tavole dei materani dei Sassi, vi erano i prodotti naturali della terra ricchi di multipli principi attivi (fitocomplesso) che l’industria farmaceutica ha successivamente sintetizzato in laboratorio in singoli principi attivi e generando i farmaci di cui oggi utilizziamo per le cure.
Il passato viene riscoperto attualmente con la nutriceutica che non è altro quello che si faceva primitivamente nei Sassi: nutrirsi con alimenti con principi attivi atti a sconfiggere i mali.
Un grande passato esperienzale da non perdere e da non guardare con inferiorità rispetto alle benvenute modernità delle cure farmacologiche (insostituibili per eventi acuti e cronici) e con l’ausilio di strumentazioni altamente tecnologiche (robotica, nanotecnologie, ecc…) ma che non instaurano un rapporto empatico tra curante e curato.
La presentazione si è arricchita di un interessante dibattito che ha visto un gran numero di domande poste all’autore da parte dei soci del Circolo.
L’incontro è terminato con l’appello da parte del generale D’Aria a recuperare gli stili positivi del passato e associarli con la sana corsa che caratterizza i bersaglieri perché non di può essere bersaglieri se non si pratica lo sport. Lo sport è salute e i bersaglieri ne sono degni alfieri.
Molto importante la vita del generale D’Aria che nato a Grottole, si trasferì piccolissimo a Matera, città in cui ha frequentato gli studi a partire dal Sacro Cuore passando per la scuola media “Torraca” e poi alla maturità. Lascia Matera per frequentare l’Accademia militare di Modena e poi l’altra di Torino per dedicarsi, al termine degli studi, alla vita militare in campo nazionale ma anche missioni internazionali con l’ONU in India, Pakistan, Iran e Irak con diversi riconoscimenti tra cui due medaglie in nome della pace.
Ora continua con determinazione il lavoro valoriale dell’Arma con l’Associazione nazionale Bersaglieri che è apartitica, apolitica e laica. Supporta e promuove attività culturali finalizzate ad essere io legame tra le Forze Armate e la società civile. Il compito dell’Associazione è promuovere le attività culturali atte a diffondere l’amor patrio e raccontare la storia vissuta dai numerosi eroi militari nonché promuovere lo sport.
Un impegno forte e deciso che ha come destinatari soprattutto i giovani, gli studenti che per motivi anagrafici non hanno vissuto in prima persona quei periodi. Il generale ha dichiarato di essere stato sottoposto a numerosi vaccini per affrontare le varie campagne militari d’oltreoceano in cui lo spirito missionario e di portatori di pace hanno avuto una ricaduta positiva anche per i civili. Per esempio, in India i nostri medici militari si occupavano anche di curare i civili del posto.
Ricorda che in Italia era obbligatorio il servizio militare e che aveva una funzione di servizio allo Stato ma aveva anche una funzione di crescita personale e sportiva per se stessi.
Dalla soppressione della Leva obbligatoria registriamo un calo di manualità nella nuova generazione come anche una scarsa socializzazione. L’auspicio del Generale è che il servizio obbligatorio venga ripristinato al fine di creare una nuovo futuro per l’Italia con una nuova popolazione che abbia maggiore manualità, che pratichi sport e che interagisca tra i diversi strati sociali.
Tra i meriti dell’Associazione ricordiamo quella di essere intercessori per una migliore collocazione e supporto per i tanti militari meridionali in servizio nelle diverse caserme del nord.
La promotrice della serata letteraria è stata la socia Virginia Caronna che all’età di 9 anni, già orfana di madre, con suo padre si recò a vedere una sfilata di bersaglieri sul lungomare di Bari.
Purtroppo nella concitazione si smarrì e disperata restò immobile a piangere fino a quando un bersagliere di fermò impietosito e la prese in braccio chiedendole dove fosse sua madre.
La piccola Virginia, tra i singhiozzi del pianto disperato, sussurrò che sta madre era in cielo.
Il bersagliere non si perse d’animo e cercò in tutti i modi di ridestare serenità alla piccola porgendo il proprio cappello invitando ad accarezzare il piumaggio del gallo cedrone.
Virginia acconsentì e ricorda quelle carezze come se fossero fatte verso sua madre, rimase folgorata per sempre dal corpo dei bersaglieri. Cresciuta si è dedicata con amore e professionalità proprio ai più piccoli diventando insegnante nelle scuole dell’infanzia.
Con il pensionamento ha più tempo libero da dedicare all’Associazione e ha promosso questo evento pertanto, in qualità di madrina del Circolo, ringrazia i numerosi soci che hanno partecipato nonché il presidente provinciale generale Domenico D’Aria e il presidente cittadino Francesco Frisino per averlo reso noto.