Liste d’attesa, oggi il sì definitivo alla legge per ridurle. Ecco che cosa prevede

È stato approvato oggi nell’Aula della Camera il decreto liste d’attesa. Il testo, in seconda lettura a Montecitorio, è passato con 171 sì e 122 no, ed è legge.

Tra le novità, come riporta il messaggero: “arriva la piattaforma nazionale per le liste d’attesa e i Cup dovranno avere in agende tutte le prestazioni offerte da pubblico e privato convenzionato.

Vediamo nel dettaglio cosa prevedono i 7 articoli di cui si compone il decreto voluto dal minsitro Schillaci.

Il primo articolo istituisce la Piattaforma nazionale delle liste di attesa, che verrà gestita dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas).

La piattaforma si propone di agevolare i cittadini nell’accesso ai servizi sanitari, ma si rivolge anche al personale medico, che potrà servirsene per prendere in carico pazienti.

Viene, poi, istituito l’Organismo di verifica e controllo sull’assistenza sanitaria, destinato ad operare alle dirette dipendenze del ministro della Salute. Questo ente potrà esercitare il potere di accesso, a fini ispettivi, a una serie di strutture sanitarie per verificare e analizzare le disfunzioni emergenti a seguito del controllo delle agende di prenotazione.

L’articolo 3 detta misure sul sistema di prenotazione delle prestazioni sanitarie, e prevede la creazione di un Centro unico prenotazioni (Cup) regionale e intraregionale, che includerà sia gli erogatori pubblici che i privati convenzionati.

Il Cup, inoltre, richiamerà i cittadini per ricordare e confermare la prenotazione: quando una persona non effettua la visita o l’esame che ha prenotato senza preavviso, pagherà comunque il ticket.

Spazio, inoltre, a disposizioni sul potenziamento dell’offerta assistenziale in relazione alle visite diagnostiche e specialistiche, ed alle aperture straordinarie dei centri trasfusionali.

Con il nuovo testo, se le prestazioni non vengono erogate entro i termini prestabiliti dalle classi di priorità, le Asl devono garantirle o attraverso un centro privato accreditato o in modalità intramoenia, cioè erogate al di fuori del nomarle orario di lavoro dei medici ospedalieri.

In questo caso, le ore di attività libero professionale dei medici non dovranno comunque eccedere quelle dell’attività ordinaria per evitare abusi e il direttore generale dell’Asl verificherà il rispetto delle condizioni fino alla sospensione dell’intramoenia.

L’utente, comunque, pagherà solo il ticket iniziale, se già dovuto, nessuna sovrattassa.

Si amplia il ricorso a contratti di lavoro a tempo determinato, con personale medico o sanitario laureato, da assumere con le modalità previste per il corrispondente personale del Servizio sanitario nazionale, in presenza di esigenze assistenziali a cui non si possa far fronte con l’organico funzionale dei professori e dei ricercatori universitari che svolgono attività assistenziale presso le aziende ospedaliere universitarie integrate con il Servizio sanitario nazionale.

Il provvedimento mira ad assicurare che, presso ogni azienda sanitaria e ospedaliera, sia assicurato il corretto ed equilibrato rapporto tra attività istituzionale e corrispondente attività libero-professionale.

L’articolo 5 invece, è dedicato al superamento del tetto di spesa per l’assunzione di personale sanitario.

In particolare, per il 2024 questo verrà aumentato al 15% dell’incremento del Fondo sanitario regionale, rispetto al 10% del 2023. Dal 2025 in avanti però, il ministro della Salute ha precisato che il tetto di spesa verrà abolito e sostituito da “un nuovo sistema per stabilire i fabbisogni minimi e massimi delle strutture sanitarie”.

L’articolo 6 introduce ulteriori norme per il potenziamento dell’offerta assistenziale e il rafforzamento dei Dipartimenti di salute mentale nelle regioni Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia, autorizzando la regione Calabria a riprogrammare la quota residua di alcune risorse”.