“‘Lacci’, ma forse sarebbe meglio definirli per quello che sono: cappi in metallo per gola ed arti di animali selvatici”.
Lo sottolinea il CABS, l’associazione di volontari esperti in antibracconaggio, dopo il ritrovamento di una decina di trappole nell’area protetta del Bosco Pantano di Policoro.
Le trappole, trovate e disarmate dal personale dell’Ufficio Parchi, Biodiversità e Tutela della Natura della Regione Basilicata, avrebbero messo a repentaglio la vita di ungulati e lupi.
Ha riferito il CABS:
“Giustamente, nello stesso comunicato della Regione viene evidenziata non solo l’esigenza di tutelare la fauna, ma anche i cittadini che frequentano il territorio quali potenziali vittime delle trappole piazzate dai bracconieri.
I’lacci’ causano sofferenza e morte per la fauna che vi dovesse rimanere bloccata.
L’animale terrorizzato cerca di scappare, stringendo ancor di più al collo il cappio.
Vi sono, altresì, casi di autoamputazione nel caso di presa agli arti o di rottura del diaframma, quando il laccio stringe sull’addome.
Un sistema orrendo, purtroppo molto diffuso nel nostro paese.
Il CABS torna a sottolineare l’esigenza di inasprire i reati attualmente previsti per chi si macchia di tali illeciti.
La legge di settore è vecchia di un quarto di secolo ed è palesemente inadeguata a fronteggiare il problema del bracconaggio, dilagante in Italia”.