Matera celebra l’81esimo anniversario dall’insurrezione antifascista: ecco il discorso del Sindaco Bennardi

Discorso del sindaco Bennardi per commemorare il 21 settembre 1943 a Matera:

“Buongiorno a tutti cari cittadini e cittadine, un saluto a tutte le autorità presenti.

Sono passati 81 anni da quel 21 Settembre 1943, quando Matera si ribellò all’oppressione del regime nazista per conquistare una delle cose più care all’uomo come alla donna, la libertà.

Continueremo sempre a ricordare, continueremo sempre in questo esercizio di memoria, non solo per tramandare alle nuove generazioni quello spirito di sacrificio, quel desiderio appunto di libertà che alcuni nostri concittadini ebbero con uno slancio talmente determinato da offrire tutto anche la propria vita.

81 anni fa qui, in questa piazza, nelle vie vicine, cittadini comuni di varia estrazione sociale, insieme a militari italiani si misero insieme per contrapporsi all’oppressione nazifascista e lo fecero in modo improvviso e spontaneo.

Ma la libertà ha sempre un prezzo e noi lo pagammo fino in fondo.

Persero la vita 26 persone, 18 civili, 8 militari. Quel sacrificio non fu vano.

Matera è ricordata per essere la prima città del Mezzogiorno a ribellarsi al nazifascismo. Medaglia d’oro al valore civile e medaglia d’argento al valore militare. Lo ricorderemo sempre, dobbiamo farlo, è la nostra storia, è la storia di uomini che hanno dato la vita per non essere sopraffatti, per conquistare la libertà, diventando eroi imperituri, da ricordare sempre.

Ma non sempre conosciamo o ricordiamo i loro nomi.

Tra quei militari c’era anche Vincenzo Rutigliano, un finanziere. Medaglia di Bronzo al Valor Militare a lui la città ha dedicato una via e questa mattina abbiamo scoperto una bellissima statua in tufo per ricordare lui e tutte le vittime della Guardia di Finanza proprio nei pressi dove ha perso la vita (vicino l’attuale Camera di Commercio).

Vincenzo Rutigliano non era in servizio quella mattina del 21 settembre di 81 anni fa, aveva lavorato già tutta la notte, probabilmente avrebbe trascorso la mattina riposandosi o dedicandosi alla famiglia. Vincenzo aveva sposato una signora vedova con già quattro figli, ed era sicuramente un uomo felice perché sua moglie era nuovamente in dolce attesa di una bellissima bambina. Vincenzo però non avrebbe mai visto nascere sua figlia perché decise di unirsi senza esitazione ai propri commilitoni per partecipare alla resistenza contro i nazisti, sacrificando la sua giovane vita.

Dopo due mesi dalla sua morte nacque la figlia Vincenza, chiamata così in onore e memoria proprio del padre.

Oggi Vincenza, che non ha potuto mai ricevere l’affetto paterno ma solo quello materno, si è creata una vita altrove e oggi è venuta a Matera per scoprire il monumento dedicato a suo padre e ricordarlo insieme a tutti noi. Vincenza, a lei un affettuoso benvenuto e largo abbraccio da parte di tutta città di Matera.

Eroi imperituri, eroi da ricordare. Mi ha colpito un’espressione del Comandante Regionale della Basilicata della Guardia di Finanza Roberto PENNONI in conferenza stampa, che ringrazio anche per essere qui oggi con noi, il quale ha parlato in senso elogiativo di eroi perdenti, di quegli eroi che nonostante siano consapevoli della disparità di forze, dell’estrema difficoltà di successo, delle condizioni del tutto avverse, non esitano a buttarsi nella mischia, a combattere e a tenere fede ai propri principi, ai propri valori ma anche ai propri doveri.

Sembrano sforzi anacronistici. Quanti oggi sono disposti a offrire la propria stessa vita per la libertà, per la patria, per gli altri, o semplicemente per il proprio dovere.

Eppure eroi di questo genere ce ne sono ancora oggi. Negli stessi corpi delle forze dell’ordine e delle forze armate c’è costantemente chi non esita a svolgere il proprio dovere pur sapendo di dover rischiare la propria vita in condizioni molto estreme.

E’ successo a Matera, con Nicola Lasalata e Giuseppe Martino, i due Vigili del fuoco – entrambi di 45 anni – morti il 17 luglio scorso mentre partecipavano allo spegnimento di un incendio a Nova Siri, anche a loro oggi va il nostro pensiero e ricordo.

E certamente ritroviamo in loro quello stesso spirito di sacrificio, quel coraggio, quell’ attaccamento al proprio dovere. Grazie sempre a tutte le forze dell’ordine per il grande lavoro che fanno, oggi come allora, da oltre 80 anni. La guardia di Finanza lo fa da ben 250 anni.

Il 21 Settembre 1943 è stata una giornata di grande responsabilità civile e di profondo desiderio di libertà.

Come possiamo ricordarla senza essere troppo ridondanti o troppo retorici.

Io credo che possiamo dare senso a questa rievocazione in due modi:

– sottolineando che il sacrificio del 21 settembre, come delle 4 giornate di Napoli, della resistenza in Carnia, come a Milano, a Torino, le lotte partigiane, incarnano un fermento di progressismo e antifascismo, che è andato a finire in qualche modo nella nostra Costituzione ed è diventato un patrimonio fondamentale e faro democratico.

– (in secondo luogo) attualizzando il 21 settembre e ampliando magari il nostro orizzonte, la resistenza, le insurrezioni, anche i sacrifici umani, sono tutti mossi da un profondo senso di libertà e desiderio di pace, con quell’art. 11 in cui diciamo che l’Italia ripudia la guerra. E quindi dobbiamo ancora oggi desiderare e cercare sempre la pace ovunque a livello internazionale ripudiano i conflitti bellici.

E la libertà di vivere la propria vita significa rispettare quella degli altri, i diritti presuppongono doveri, come quello di eliminare le disparità tra le persone, è ciò che in sostanza ci chiede l’art. 3 della Costituzione Italiana.

Esistono paesi come Libia, Egitto, Siria e Sudan, dove le gravi violazioni di diritti umani costringono migranti, rifugiati e richiedenti asilo a tentare di attraversare il Mediterraneo nella speranza di una maggiore libertà personale o semplicemente di una vita migliore, ciò causa numerosi naufragi dove le vittime sono spesso donne e minori.  Naufragi che avrebbero potuto non avere luogo se noi come Italia, come Europa, fossimo intervenuti rispettando quanto stabilito, dalla Convenzione ONU sul Diritto del Mare.

Eppure ci sono casi in cui a navi e barconi con persone disperate viene vietato di avvicinarsi alle coste italiane per difesa del territorio. Lasciare per 20 giorni bloccata in mare una nave con 121 persone a bordo: di cui 32 minori, e 28 non accompagnati, significa tradire tutto quello per cui abbiamo lottato, fino alla morte.

Anche i migranti del mediterraneo in fuga sono un po’ come degli eroi perdenti (sicuramente sono perdenti), affrontano una battaglia estrema, sapendo di poter perdere la vita, arrivano in Italia, perché considerano il nostro Paese migliore e l’Europa, la culla della civiltà occidentale più democratica, più rispettosa dei diritti civili e umani.

Violare il diritto del mare, il diritto universale alla vita, equivale a negargli questa convinzione, che dovrebbe essere anche la nostra.

Io confido che si possa fare tesoro dal nostro passato di lotta e insurrezione, della nostra memoria, della conquista di uno Stato libero e democratico dove tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

La nostra Costituzione è il nostro faro, ed è figlia diretta, derivazione sofferta, di giornate come il 21 settembre del ‘43

Allora viva il 21 Settembre e viva la lotta per tutte le libertà e le libertà per tutti.”